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Il primo ricercatore del CNR di Roma squarcia la tela di disinformazione ed interessi che starebbero dietro al mito dell'impianto bresciano che si vorrebbe importare anche nella nostra regione

Anche se il convegno su compostaggio e termodistruzione di rifiuti tenutosi a Perugia si è rivelato, secondo gli ambientalisti, “il solito panegirico filoinceneritorista in assenza di contraddittorio a cui erano stati invitati, in qualità di relatori, tecnici operanti nel settore della termodistruzione dei rifiuti e medici “indulgenti”, l’assessore regionale all’ambiente avrà ora molto da riflettere prima di sponsorizzare l’uso dei termovalorizzatori in Umbria.
Un tecnico di primo livello del Consiglio Nazionale delle Ricerche
, non quindi il solito e pedante “ambientalista”, come ha riferito l’Ansa, ha sparato a zero sul “più bel inceneritore d’Italia”: quello di Brescia, che però si vuole “regalare” a Napoli, per promuoverlo in altre situazioni.
Il fatto del regalo padano già insospettisce. “ La proposta – ha detto Ennio Italico Noviello, primo ricercatore del Cnr di Roma – era di cederlo per 25 milioni di euro, cioé meno di quanto serve per completare quello di Acerra”.
Ma la proposta, secondo Noviello, sarebbe giustificata dal fatto che “quell’impianto sta inquinando l’intera Lombardia. A Brescia non c’é un solo allevamento di bovini che sia senza diossina”.

“Quell’impianto ha vinto un premio, certo – ha continuato – ma nel comitato scientifico di chi gli ha dato il premio c’é una delle aziende che ha fatto l’impianto. Brescia è il punto più inquinato del mondo, basta guardare il satellite“.
L’inceneritore di Brescia è capace di bruciare 750mila tonnellate all’anno ma, conclude Noviello, “i disastri ambientali lì sono stati documentati, dimostrati e accertati sotto tutti i punti di vista. Perfino la Commissione Europea è intervenuta. E’ incredibile che qualcuno proponga quell’inceneritore come modello”.

Dalle critiche il Cnr passa alle proposte. Secondo Noviello l’incenerimento dei rifiuti potrebbe essere sostituito con la “dissociazione molecolare, in grado arrivare quasi ad emissioni zero. O come la tecnologia al plasma, capace di rendere i rifiuti materiale totalmente inerte“.
“Purtroppo però – conclude – tutto questo non incontra il favore delle istituzioni” e tra queste forse anche l’Enea che sembra snobbare, definendole sperimentali, le procedure che il CNR propugna.

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