Tanta la gente che affolla Castelleone di Deruta per la ricorrenza di Sant’Ubaldo. Persone in piazza, uomini all’osteria, l’aria di festa che c’è in queste occasioni, soprattutto la chiesa piena di gente, in questo tardo pomeriggio del caldo 16 maggio 1892.
La celebrazione religiosa è terminata, la gente si alza dalle panche e si prepara ad uscire dalla chiesa, per dedicarsi all’altra parte della festa, quella profana. Un bicchiere di vino e il gioco delle carte e della morra all’osteria per gli uomini, il semplice piacere di trovarsi in piazza e scambiare qualche chiacchiera, magari qualche pettegolezzo, per le donne. Ma lo spettacolo cui stanno per assistere i castelleonesi, contadini e artigiani, è di quelli che non tutti i giorni capitano .
All’improvviso, in chiesa, si sente rumore, trapestio, le grida di una donna. Dario Fortunelli, un giovane sui trent’anni, ha iniziato a prendere a pugni e calci Perpetua Mariotti, una donna che ha qualche anno più di lui.
Alle grida la gente si ferma, quelli che erano già usciti dalla chiesa tornano indietro e guardano, impotenti, la scena. Poi il giovane lascia andare la donna, che fugge, ed esce sulla piazza della chiesa . La gente è terrorizzata, ma anche indignata, e quasi lo circonda.
Fortunelli, forse per paura, perché sente incombere su di sè lo sdegno della folla e teme di essere linciato, forse perché la rabbia che poco prima ha tentato di sfogare sulla donna non si è esaurita , estrae dalla tasca dei pantaloni un coltello. Un coltello a manico fisso, lungo 25 centimetri, con la punta acuminata, pauroso solo a guardarsi.
Per un poco rimangono tutti fermi, attoniti, poi alcuni uomini gli si avventarono addosso per disarmarlo. Ma Fortunelli estrae un revolver e minaccia di morte tutti. Spiana il revolver contro Alessandro Brucolini, Emilio Brucolini, Severino Giommetti, Giuseppe Cacchi, Pasquale Veschini, Celeste Bianchi, Angelo Zeetti, guardia campestre, Caterina Andreani, Zelinda Bianchi, Barnaba Cacchi, oste.
Li prende di mira ad uno ad uno, spostando il revolver con lentezza. Guarda una, due, tre volte Alessandro Brucolini e preme il grilletto. La gente affollata sulla piazza tiene il fiato sospeso, chi è direttamente sotto mira è raggelato . Ma, forse perché il revolver è vecchio, forse perché la cartuccia non è più “buona”, il colpo non parte.
Arrivano nel frattempo i parenti di Fortunelli, che, approfittando di un attimo di un sua distrazione, lo disarmano e lo portano via. La gente di Castelleone ha argomento di chiacchiere per i giorni, i mesi, gli anni a venire. Fortunelli, intanto, falegname e bracciante, un tempo era normale che per arrabattarsi si facesse più di un mestiere, si dilegua.
Sono altri tempi, e nessuno sporge denuncia. Ma ai regi carabinieri non sfugge niente, raccolgono notizie “a mezzo di pubblica voce” e avviano un’indagine: di Fortunelli già pensano che “è persona degna di qualsiasi azione e va armato di revolver”.
I carabinieri reali a piedi Ercole Costantini, brigadiere, comandante la stazione di Deruta, e Paolo Viale, carabiniere semplice, redigono un “processo verbale di minaccia a mano armata e pel porto d’arma insidiosa e revolver commessa dal pregiudicato Dario Fortunelli , che portava senza la prescritta licenza un revolver del quale ignorasi le dimensioni”. Ma Fortunelli è irreperibile.
Intanto a Perugia la Pubblica Sicurezza annota che “da qualche giorno uno sconosciuto civilmente vestito si aggira e con il pretesto di cercare amore alle donne di servizio (sic) tenta di entrare nelle case dei pacifici cittadini e va cambiando monete di bronzo con quelle di rame”.
Il 25 maggio il misterioso individuo viene arrestato: è Dario Fortunelli. Fermato e perquisito viene trovato in possesso di “biglietti amorosi”, di tre “biglietti giocosi che inesperti possono ritenere per legali” (cioè finte banconote pubblicitarie dell’amido Borace Banfi, provenienti non dalla Zecca ma dalla Tipografia Perugina, con sede a Perugia in via Bontempi 21), di una cambiale di 160 lire e cinquanta centesimi firmata da Antonio Ansuini, di un’altra sottoscritta e firmata a nome di un personaggio inesistente, di un modello di chiave disegnata a lapis su un piccolo pezzo di carta.
Sul verbale d’arresto non mancano le note: “Il Fortunelli è solito vagare da un paese all’altro e carpire l’altrui buona fede. E’ persona pregiudicata e dedita all’ozio , potrebbe essere responsabile di furti avvenuti in questi ultimi giorni in città”. Se quest’ultima è forse solo un’illazione, certo è che Fortunelli ha precedenti per furto campestre, mancanza di recapito, percosse ai genitori.
Quanto ai biglietti amorosi non sono prove di reato, ma delle annotazioni di pugno del Fortunelli. “Ricordo di Artemisia, giovane graziosa, è maritata a Collazzone” , “Ricordo di Morelli Rosina, di Pomonte. Mercoledì giorno di mercato 16 dicembre 1891 l’accompagnassime fino a Pomonte e rincontrai il giorno dopo strada facendo. Mi promise amore e io gli detti tanti baci, e lei mi diede, poi si fece scuro per tornare accasa, c’era anche suo padre ma era imbriaco”. “Martedì 29 dicembre 1891 lasciai andare Faustina Lippi di Assisi”. “Letizia Catocchia di Castiglione della Valle”. “Le male lingue ci hanno separato a settembre, io e Artemisia Cascianelli di Collazzone”.
Davanti agli investigatori Fortunelli si difende: “Alloggiavo in via della Torricella e non facevo nulla di male. Il modello della chiave era della porta di casa di mia madre. Ammetto che detti degli schiaffi alla Mariotti, ma con lei convivo. Sono stati gli altri che presero a picchiarmi. Non ricordo il coltello e il revolver”.
Ma, oltre ai paesani, ora ha anche un’altra testimone contro. Lucia Mariotti, 70 anni, di Castelleone accusa: “Veniva in casa mia perché corteggiava mia figlia Perpetua. Io avevo due obbligazioni, di cui mi trovavo creditrice, una di 700 lire verso Sisto Valentini, l’altra di 270 lire, verso Natale Pambianco, entrambi di Casalalta di Collazzone. Per carpirmi i documenti Fortunelli mi disse: “Ho deciso di sposare Perpetua, devo controllare le obbligazioni, anzi affidatemele. Poi è andato da Valentini e gli ha detto che le obbligazioni erano passate a lui, la stessa cosa con Pambianco, e si è fatto restituire le obbligazioni. Quando l’ho scoperto prese a pugni e calci me e mia figlia, ci minacciava con il revolver spianato, solo ora non ho paura a parlare”.
La legge fa il suo corso e Dario Fortunelli viene processato e condannato per truffa, minacce e porto d’armi.