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L’impianto che produce metano partendo dall’anidride carbonica, in Italia chiamato Fenice dai ricercatori Enea, sarebbe stato perfezionato in Kazakistan e produrrebbe energia 100 volte superiore a quella impiegata
Uccello-di-Fuoco

Come è noto, bruciando una molecola di metano in presenza di ossigeno si forma una molecola di CO2 (anidride carbonica), due molecole di H2O (acqua) e si libera una quantità di calore, cioè
CH4( metano) + 2O2(ossigeno) → CO2(anidride carbonica) + 2H2O (acqua).

E’ il sistema per riscaldare
Fin qui nulla di nuovo, anzi: si produce quella anidride carbonica che sembra sia la maggior responsabile dell’effetto serra che starebbe producendo il riscaldamento globale.
Ma in Kazakistan da molti anni starebbero sviluppando un’invenzione già nota ma con un sistema che è in grado di rompere la molecola di CO2 con molta meno energia di quella prodotta dal carbonio che si ottiene e che viene riutilizzato per produrre di nuovo metano, il rapporto tra energia spesa e ottenuta è di 1/100.

Lo sviluppo applicativo di questa macchina avrebbe fatto incredibili passi in avanti.
Oggi dalla CO2 producono direttamente metano. Proprio così, si produce energia bruciando il metano, il metano diventa CO2 + acqua, la CO2 viene ritrasformata in metano in un ciclo praticamente infinito: il mitico moto perpetuo nell’energia.
L’inventore di questa macchina vive ormai da alcuni anni in Germania; la Germania è stata la prima ad interessarsi a questa invenzione durante le dimostrazioni fatte a Marzo del 2004.
La più importante multinazionale francese che costruisce centrali a carbone e centrali nucleari, sta collaborando con l’inventore.

In verità il procedimento non è nuovo in Italia, anche se non si parla dell’eccezionale bilancio energetico dell’esperienza  kazaka.
In un articolo – http://webtv.sede.enea.it/index.php?page=listafilmcat2&idfilm=845&idcat=22 – recentemente apparso su Enea web , autore R. Ciardi,  si legge:
Fenice, la figura mitologica che la leggenda racconta avesse la proprietà di rinascere dalle proprie ceneri, è il nome dato dai ricercatori  del centro ricerche  Enea Casaccia all’impianto che produce metano partendo dall’anidride carbonica.
 Vincenzo Barbarossa, ENEA
“L’impianto fenice è un impianto completamente dedicato alla trasformazione di CO2 in metano, quindi non è un  impianto che si occupa di fare upgrade di biogas ma interamente dedicato alla trasformazione di CO2 in metano per ottenere un combustibile dall’anidride carbonica che è invece il prodotto finale delle combustioni. Questo impianto è caratterizzato dalla presenza di un elettrolizzatore che può essere alimentato da fonte rinnovabile fotovoltaica o eolica. Quindi in sostanza l’intero impianto realizza l’accumulo di energia solare sotto forma di energia chimica cioè metano”.

Il prototipo realizzato in Enea trasforma l’anidride carbonica in metano. L’idea è di utilizzare non solo quella che si  produce bruciando combustibili fossili, ma soprattutto quella proveniente da terreni principalmente di origine vulcanica, che sono sorgenti naturali di alte concentrazioni di anidride carbonica e che spesso rappresentano un problema per chi risiede nelle vicinanze.

Il sistema  è composto da un elettrolizzatore che ha il compito di separare l’acqua in idrogeno e ossigeno. Una volta ottenuto l’idrogeno, questo viene inviato insieme all’anidride carbonica in un reattore catalitico, dove per reazione chimica si forma metano e acqua.
 A questo punto il metano può essere utilizzato localmente, oppure immesso nella rete oppure stoccato per alimentare mezzi di trasporto.
L’acqua viene riutilizzata rimandandola nell’elettrolizzatore per formare altro idrogeno.
Lo stesso sistema può essere utilizzato anche per produrre metanolo, da utilizzare nell’auto trasporto o come reagente per prodotti chimici di base, oppure per produrre di-metil-etere, un sostitutivo del diesel con minore fumosità, bassa temperatura d’ignizione e alta efficienza.

Stefano Giammartini, ENEA
“Una società low carbon sarà caratterizzata nei prossimi decenni da l’utilizzo ancora importante di combustibili fossili in forma sostenibile.
L’interesse a questa tecnologia deriva sostanzialmente dal considerare la CO2 come una opportunità anziché un problema per il suo smaltimento.
I principali vantaggi di questa tecnologia risiedono nella forte integrazione con fonti rinnovabili, nella possibilità di utilizzare surplus energetici provenienti dalla rete la capacità di trasformare in forma chimica energia elettrica e infine la possibilità di utilizzare sorgenti naturali di CO2 di cui l’Italia di origine vulcanica abbonda”.

 

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