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Con lo split payment e del reverse charge, meccanismi fiscali dal nome oscuro, le imprese non potranno recuperare all'atto del pagamento delle prestazioni alla PA, l'Iva pagata ai loro fornitori
tasse

Al di là di ogni altro discorso che fanno gli artigiani dell’Umbria sulla (non ) bontà di alcuni ultimi provvedimenti fiscali c’è da chiedersi perché in Italia non si debba parlare come si “magna”.

“Con l’introduzione dello split payment e del reverse charge, meccanismi fiscali dal nome oscuro, l’unica cosa chiara è che per le imprese in regola il costo sarà molto salato.
Senza contare che l’obbligo del ricorso alla fatturazione elettronica li rende del tutto superflui”.

Ad affermarlo è Mario Riccioni, presidente di Cna Costruzioni Umbria, a margine di un incontro sul tema organizzato a Perugia dall’associazione per informare le numerose imprese presenti sui meccanismi fiscali entrati in vigore nel 2015.
Presenti al seminario anche Claudio Carpentieri e Marco Boschetto, rispettivamente responsabile nazionale e regionale della Cna per le politiche fiscali.

“I provvedimenti – prosegue Pasquale Trottolini, responsabile regionale della categoria -, introdotti per limitare l’evasione dell’Iva, attribuiscono il versamento della stessa non a carico di chi effettua i lavori o la prestazione, come avviene ordinariamente, ma di chi la riceve.
Nello split payment, ad esempio, le pubbliche amministrazioni non verseranno più l’Iva alle imprese ma direttamente all’erario.
Ma per le imprese questo comporterà ammanchi di cassa consistenti e croniche situazioni creditorie di Iva, per il cui smobilizzo è necessario sostenere ulteriori costi amministrativi e attendere ben oltre un anno”.

Le imprese più colpite saranno proprio quelle delle costruzioni che operano con la pubblica amministrazione, ma anche gli impiantisti, ai quali è stato esteso il meccanismo del reverse charge (inversione contabile dell’iva): vale a dire le categorie più colpite in questi anni di crisi.

L’Osservatorio Cna sulla tassazione delle piccole imprese ha stimato che i due meccanismi fiscali determineranno nel 2015 un ammanco di cassa di oltre 2 miliardi di euro al mese a livello nazionale.
Con lo split payment le imprese che lavorano con la P.A. soffriranno di un disavanzo mensile pari 1,5 miliardi di euro a causa del mancato incasso dell’Iva, corrispondenti a una media di 9.300 euro al mese.
Quanto al reverse charge, le imprese coinvolte (impianti, imprese di demolizione, imprese di pulizie) sconteranno un buco di 340 milioni di euro, in media 1.110 al mese.
Gli impiantisti, in particolare, avranno un deficit mensile medio di 1.520 euro ciascuna.

“Per questo – conclude Riccioni – Cna sta conducendo una battaglia durissima, sia nei confronti del Governo nazionale che dei commissari europei competenti, affinché i meccanismi dello split payment e del reverse charge vengano eliminati in caso di utilizzo della fatturazione elettronica”.

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