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Preceduta e seguita da ampio risalto e partecipata da alte gerarchie militari, civili e religiose, ma ad onor del vero non proprio dalla totalità del popolo massetano, si è svolta sabato 10 gennaio, in concomitanza dell’inaugurazione di un stele ai caduti dell’Arma dei carabinieri, l’intitolazione di una piazza a un carabiniere massetano caduto nella 2^ guerra mondiale.
L’iniziativa voluta dalla locale associazione ANC e dall’Amministrazione Comunale, di per se significativa e coreograficamente adeguata  ha visto prendere la parola  esponenti militari e civili tra i quali, ovviamente, il Sindaco. Che come primo cittadino e cittadino di tutti i massetani non solo non si è degnato minimamente nel suo intervento di ringraziare quanti lo avevano aiutato spontaneamente e gratuitamente nella realizzazione dell’evento ma cosa più grave, ben più grave, ha ignorato di fare un cenno,un piccolo ma doveroso cenno agli altri caduti massetani, che anch’essi hanno perso la vita nelle stesse circostanze di tempo e su fronti diversi. Tra i quali soldati semplici ma anche graduati. Giovani strappati alle loro famiglie e mandati a morire  (come il carabiniere) e restituiti alle famiglie (purtroppo neanche tutti) in una piccola urna cimiteriale.
Quei giovani massetani accomunati dal medesimo destino e i cui nomi sono scolpiti sulla lapide di piazza Umberto 1°e in quelle delle frazioni, avrebbero meritato, in siffatta circostanza, di essere almeno menzionati, parimenti al loro conterraneo e coetaneo carabiniere omaggiato; perchè esattamente come lui si sono sacrificati per la libertà della loro patria e del loro paese d’origine.
E con ciò restando chiaro al Sindaco di Massa Martana che tutti i famigliari di questi caduti ben opportunamente si ricorderanno della sua dimenticanza.

 

 

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