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Un nuovo polimero biodegradabile sarà messo in produzione nel 2009 per sostituire i sacchetti di plastica ed altri 100 prodotti ricavati dal petrolio

Se l’utilizzo di cereali al posto del petrolio crea problemi alimentari si spera che altrettanto non si riproduca se si utilizza la barbabietola. Infatti si intende produrre bioplastica dalla barbabietola attraverso un nuovo biopolimero che ha ottenuto la certificazione “OK Biodegradable Water”, dalla belga Vinçotte. La certificazione ottenuta attesta la completa biodegradabilità in acqua e a temperatura ambiente.
Si chiama Minerv® pha ed è un marchio italiano messo a punto da Bio on, azienda attiva nel settore delle moderne biotecnologie e Co.pro.bi, Cooperativa produttori bieticoli.
La molecola di base è il Polyhydroxyalkanoato o Pha, che è un poliestere lineare prodotto da una fermentazione batterica dello zucchero. Ed è la prima volta – si legge nel comunicato di Bio on- che il Pha si ottiene da barbabietole e dai suoi derivati e non da oli o amido di cereali come la maggior parte dei biopolimeri oggi in commercio.

L’utilizzo di questo biopolimero può dare vita a oltre cento differenti monomeri – si legge nella scheda di presentazione- e ad altrettanti materiali con proprietà estremamente differenti.
Può essere impiegato per creare materiali termoplastici o elastomerici, con il punto di fusione che varia da 40 a 180°C, che potranno quindi sostituire, oggetti plastici rigidi ottenuti dal petrolio come Pet, Pp, PVC con i quali si producono bottiglie, packaging alimentare, componentistica auto, arredamento, fibre, pellicole per imballaggio, elettronica.

Il progetto industriale dovrebbe essere avviato dal punto di vista quantitativo entro il 2009 e si prevede una produzione di circa 10 mila tonnellate come base di partenza, utilizzando principalmente gli scarti di produzione, quindi non dovrebbe esserci nessuna competizione sul lato alimentare. La tecnologia è poi in grado di utilizzare come base anche la canna da zucchero.
In termini generali, si sostiene che, per la produzione del polimero, i consumi energetici non ci sono, in quanto si parte da scarti quindi non si consuma né acqua né energia per la materia prima; sono direttamente utilizzabili e quindi non c’è bisogno di trasportarli; la produzione del biopolimero è fatta da batteri che trasformano interamente lo zucchero, senza quindi processi tecnologici energivori.
E si ottiene un prodotto che ha altissime prestazioni, anche per il fatto che è resistente a temperature più alte rispetto ad altri biopolimeri ed ha anche la caratteristica della stampabilità e di poter essere accoppiato alla carta.

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