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Grazie alle nanotecnologie, la produzione di energia fotovoltaica con questo tipo di meccanismi è aumentata di tre volte

Le celle solari organiche, le cosiddette dye-sensitized, sono la nuova frontiera nel campo dell’energia pulita e cercano di sfruttare gli stessi meccanismi con cui le piante acquisiscono l’energia: la fotosintesi clorofilliana.
Non sono ancora pronte per la produzione industriale su grande scala, ma stanno progredendo con un tasso che ricorda quello dei computer, passati da dimensioni da armadio a quelle di libro pur con una potenza enormemente più grande.
Celle dye-sensitized di forma sferica e di dimensioni microscopiche, grazie all’ausilio delle nanotecnologie, sono state prodotte dai ricercatori della Washington University.
Si tratta in realtà di micro granuli raggruppati a formare sfere più grandi, ma comunque di dimensioni infinitesime, in grado di catturare la radiazione luminosa e di convertirla in energia elettrica con un’efficienza esattamente doppia rispetto alle celle organiche convenzionali.

Si tratterebbe di granuli delle dimensioni eccezionali di 15 nanometri raggruppati in agglomerati più grandi fino a raggiungere la dimensione di 300 nanometri.
Inoltre grazie all’utilizzo di ossido di zinco l’efficienza ottenuta con queste innovative celle a micro granuli è risultata essere pari al 6,2% contro il valore di 2,4 % delle celle dye-sensitized convenzionali a mini particelle.
Queste nuove celle a micro sfere sarebbero inoltre più flessibili, più facili da produrre e molto meno costose delle tecnologie solari oggi in commercio.
I micro granuli che le compongono contribuiscono ad aumentare in modo esponenziale la superficie captante, caratteristica che permette un elevatissimo assorbimento di radiazione solare.
Inoltre la conformazione ad “agglomerati” di questi granuli microscopici, fa in modo che la luce venga riflessa più volte sulle pareti delle sfere, raggiungendo la cella in profondità e aumentando le possibilità di assorbimento.
Ora i ricercatori stanno studiando il modo di utilizzare, per queste celle, anche l’ossido di titanio, più comunemente utilizzato in questo tipo di tecnologia, che spingerebbe ancora più in avanti il limite di efficienza raggiungibile con le dye-sensitized, mantenendo costi di produzione contenuti.

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