Anche l’Ambito territoriale di caccia (Atc) Perugia 2 celebra il suo nuovo corso, avviato circa 9 mesi fa, nel settembre 2013.
Ceare una nuova cultura venatoria attraverso un lavoro profondo e costante, condivisione e partecipazione dei soggetti portatori di interesse nel territorio di pertinenza, questo l’obiettivo che si è dato l’Ambito
“Un periodo – ha commentato Luciano Calabresi, presidente di Atc Perugia 2 – di intenso impegno da parte di ufficio di presidenza, comitato di gestione, commissioni istituite sui vari temi, personale e di coloro che contribuiscono positivamente a un’azione innovativa e, speriamo, sempre più fruttuosa”.
“Per una nuova cultura venatoria – ha proseguito Calabresi – è necessario partire dalla formazione. Il cacciatore formato e informato è alla base di ogni progetto che si voglia individualmente o collettivamente intraprendere”.
L’Atc Perugia 2 ha istituito, per questo, corsi di formazione su produzione di qualità, valorizzazione delle carni di selvaggina e contenimento della specie cinghiale che “hanno ottenuto e stanno ottenendo – ha detto ancora Calabresi – grande successo, visto l’altissimo numero di partecipanti e interessati.
Corsi che prevedono aspetti tecnici, ma che insistono particolarmente sul rapporto uomo-animale-natura e sulla valorizzazione del territorio, perché riteniamo che il mondo della caccia e della ruralità possa dare una grande possibilità di sviluppo economico”.
Tra le intenzioni dell’Atc Perugia 2 nel prossimo futuro, anche la formazione di nuovi cacciatori che vogliono prendere la licenza da caccia. Oltre a queste iniziative, anche la gestione della struttura. “
La famigerata revisione della spesa – ha spiegato Calabresi – è da noi argomento costante, con risparmi percentualmente significativi sui costi di gestione. A questo proposito, cito l’imminente trasferimento della sede che, oltre a offrirci spazi e fruibilità superiori all’attuale, ci consentirà un risparmio di più di 10mila euro annui.
La nostra parola d’ordine è qualità: i progetti sono all’insegna di processi qualitativamente validi, per un prodotto altrettanto valido. Sulla selvaggina che annualmente viene immessa nei territori, per esempio, l’Atc Perugia 2 ha preteso disciplinari, sottoscritti da produttori e allevatori, che garantiscano la qualità genetica e sanitaria degli animali allevati, la loro ‘selvaticità’ e la tracciabilità del prodotto.
Esempi sono l’introduzione di microchip nella specie lepre, che non consentirà più l’immissione di animali ‘sconosciuti’, e il nuovo rapporto, insieme alle altre Atc, con l’allevamento di fagiani di San Vito, in nome della qualità del prodotto, a garanzia economica e, se vogliamo, etica dei cacciatori e dell’intero territorio”.