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Chi aspettava Maurizio Costanzo, nuovo direttore artistico della manifestazione, pronto a sparargli addosso è rimasto spiazzato: il progetto deve ancora prendere definizione ma il rischio di una “defilippizzazione” appare scongiurato
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Bisogna ammetterlo: aspettando la presentazione del Festival di Costanzo era lecito sentirsi come un soldato in trincea che aspetta di veder comparire il proprio nemico. Dopo quello che era stato presentato come un assaggio del Festival, vale a dire l’anteprima nazionale del musical “A un passo dal sogno”, era legittimo aspettarsi un programma festivaliero tutto televisivo, incardinato sulle varie creature di Maria de Filippi, amici e amici degli amici.
Si temeva che pur di vedere il teatro pieno (quel teatro che durante la gestione Marchini è rimasto troppe volte colpevolmente vuoto) la comunità avrebbe accettato una spaventosa operazione di appiattimento dei contenuti, di mortificazione culturale, di defilippizzazione della ormai classica manifestazione.

E’ doveroso dire, dunque, che tutto questo sembra, almeno per il momento, scongiurato. Il soldato in trincea, che aveva già preso la mira, è stato costretto a deporre il fucile perché il nemico, dall’altra parte, invece di fare quello che da lui ci si aspettava, si è messo ad improvvisare curiose e impreviste manovre. Il soldato allora può uscire dalla trincea, e osservare incuriosito il nemico.
Costanzo, da vecchio combattente della cultura (e spesso, ahimè, della sottocultura), ha dimostrato ancora una volta di saper manovrare con astuzia le proprie armi.
Ha saputo creare una sapiente miscela di suggestioni “popolari”, di nomi noti al grande pubblico, di personaggi di spessore, non trascurando nemmeno di inserire ingredienti dal sapore sensazionale e vagamente scandaloso come quello della diversità sessuale.

Si è in qualche modo tutelato incidendo sul frontespizio di un Festival ancora tutto da scrivere le parole, ad alto potenziale retorico, “memoria” e “territorio”. Due concetti di per sé vaghi, sfuggenti, buoni per tutte le occasioni, due contenitori onnicomprensivi il cui peso specifico dipenderà esclusivamente dal come verranno riempiti.
Bisognerà attendere di capire se la direzione artistica vorrà attribuire uno spessore culturale a queste due parole, o le lascerà soltanto campeggiare sulle locandine per il loro suono evocativo.
Per il momento va dato atto a Costanzo di aver saputo accogliere due delle richieste più pressanti che arrivavano dai tanti critici (forse troppi, viste le scarse affluenze agli spettacoli: c’erano più critici che spettatori) della gestione Marchini.
La prima, di carattere spiccatamente organizzativo, legata alle date della manifestazione, riportata alla sua natura collocazione settembrina.
La seconda, particolarmente sentita da chi scrive, si concretizza nell’idea far uscire il Festival dai suoi luoghi istituzionali per portarlo in strada, in piazza, nei vicoli, coinvolgendo fisicamente il corpo della città prima ancora che la mente dei cittadini.

Per poter formulare un giudizio più preciso, si dovrà attendere che il Festival prenda sostanza: attualmente sembra ancora allo stato di abbozzo.
Se proprio una critica si deve fare a questa presentazione (del resto, siamo qui per questo), si deve rilevare che la coppia Ruggiano-Costanzo si è presentata al pubblico lasciando la sensazione che ancora alto sia il grado di approssimazione al prodotto finito.
Su alcuni punti il duo ha visibilmente improvvisato: con la perizia del mattatore Costanzo, con l’ormai proverbiale buonumore finalizzato a minimizzare i problemi Ruggiano.

L’unica cosa certa è che il Festival sarà aperto dalla fanfara della Polizia di Stato. Un’ottima idea: qualcuno magari quel giorno potrebbe cogliere l’occasione per chiedere scusa, a nome delle forze dell’ordine, a tutti gli italiani per i soprusi su cittadini inermi di cui il Corpo è accusato durante il G8 di Genova.
E spiegare perché la Procura abbia chiesto di poter processare l’allora comandante della Polizia Gianni De Gennaro, attualmente promosso a Capo di Gabinetto del Ministero degli Interni e scelto come commissario straordinario per l’emergenza rifiuti in Campania. Sarebbe, anche questa, un’anteprima nazionale per la quale l’Italia intera invidierebbe Todi.

Il soldato, dunque, dimenticato il fucile, continua ad osservare il “nemico” senza abbassare la guardia, ma con una certa disponibilità.
Continuando a vigilare, certo: soprattutto perché nessun amico di Maria, evaso dagli studi di Canale 5, si infiltri di soppiatto nel programma di Costanzo proprio quando si era ormai arrivati “a un passo dal sogno” di non vederne nessuno.

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