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Il capogruppo in Consiglio regionale Oliviero Dottorini ipotizza che per far funzionare l'impianto si intendano bruciare anche rifiuti

La “guerra”, tra chi intende “bruciare” per produrre energia e chi punta sulle energie rinnovabili ed il risparmio, riprende e questa volta la scena si sposta ad Orvieto.
Qui il Consiglio comunale è stato chiamato ad approvare un accordo con la SAO (Servizi Ambientali Orvieto) che affronta anche le linee guida del piano energetico comunale e della riorganizzazione della raccolta dei rifiuti.
Tale accordo prevederebbe però anche la realizzazione nell’ambito del Comune di Orvieto di un impianto alimentato a biomasse.
Tale impianto dovrebbe avere una potenza elettrica tra 5 e 10 MW utilizzando biomasse prodotte su terreni attualmente incolti oppure con colture poco redditizie.

E’ proprio quest’ultima possibilità che allarma i Verdi dell’Umbria che portano a sostegno delle loro tesi vari motivi, ma soprattutto il fatto che la potenza elettrica ipotizzata per l’impianto in oggetto comporterebbe l’utilizzo tra le 62.500 e le 125.000 tonnellate di biomassa, per produrre le quali sarebbero necessari tra i 3.500 e i 7.500 ettari circa di terreno agricolo.
Secondo i Verdi risulterebbe impossibile reperire una tale quantità di biomassa nel territorio adiacente l’impianto (tutti i parametri riconosciuti indicano in 50-70 chilometri il raggio massimo entro cui rifornirsi di biomassa).
Nel Piano energetico regionale, è prevista una disponibilità sul patrimonio umbro che porta a ritenere che la quantità di biomassa agricolo-forestale potenzialmente utilizzabile a fini energetici è valutabile in circa 1.100.000 tla, equivalenti ad una utilizzazione in impianti di cogenerazione pari a 14 MW/a.

Quindi sarebbe evidente che per rendere praticabile un impianto del tipo di quello ipotizzato nell’ambito dell’accordo tra il Comune di Orvieto e la SAO dovrebbe essere reperita biomassa vegetale proveniente da fuori regione e da fuori nazione o, cosa ancora più preoccupante, dovrebbero essere trovate altre fonti combustibili, quali rifiuti (Cdr) o altre fattispecie dannose per la salute umana e per l’ambiente.
Peraltro nello stesso piano regionale si auspica un utilizzo delle biomasse in impianti di piccola taglia ed anche il Piano di sviluppo rurale della regione Umbria indica in impianti di modeste dimensioni le realtà economiche da incentivare.

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