In Umbria, secondo elaborazioni Coldiretti, si trovano quasi 7,5 milioni di piante di olivo che coprono oltre 27.000 ettari e permettono di produrre mediamente circa 90.000 quintali di olio extravergine l’anno (circa il 10% DOP); mentre l’incidenza del comparto sulla PLV agricola regionale è di circa il 6%.
Ma soprattutto non c’è umbro che almeno una volta non abbia assaggiato olio extravergine coltivato nel territorio umbro e non abbia così imparato a distinguerlo da ciò che dell’olio ha solo quasi il nome
La D.O.P. dell’olio extravergine di oliva Umbria, istituita nel 1997, è l’unica denominazione italiana estesa all’intero territorio regionale, che è stato suddiviso in cinque sottozone (Colli Assisi-Spoleto, Colli Martani, Colli del Trasimeno, Colli Amerini e Colli Orvietani).
Altro snodo essenziale della qualità dell’olio umbro, è il numero dei frantoi: circa 250, che, con una presenza così capillare sul territorio, permettono la frangitura immediata delle olive, senza che queste si deteriorino per una presenza troppo lunga in magazzino prima della lavorazione.
Dell’olio si parla molto in questi giorni in Umbria
“L’olio extravergine Dop Umbria è uno degli esempi di percorso virtuoso al quale tutto il settore agroalimentare regionale dovrebbe puntare.
Solo innalzando il livello medio della nostra produzione e legandola al valore aggiunto rappresentato dal territorio potremmo continuare ad essere competitivi sui mercati”.
È quanto sottolineato da Marco Caprai, presidente di Confagricoltura Umbria, al seminario ‘Le buone pratiche. La valorizzazione del territorio e del paesaggio olivato’ che si è svolto a Trevi, sabato 26 aprile, in occasione della manifestazione ‘Pic&Nic’.
Ad organizzarlo il Consorzio di tutela dell’olio extravergine Dop Umbria, con il contribuito di Gal Valle umbra e Sibillini e della stessa Confagricoltura Umbria con il proprio ente di formazione Cratia.
Ha, inoltre, portato il proprio contributo Laura Marisa La Torre della Direzione generale per il riconoscimento degli organismi di controllo e certificazione e tutela del consumatore del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali. “I vantaggi della Dop sono enormi – ha affermato La Torre –. Essa racconta la storia del territorio. Proteggendo un prodotto agroalimentare allo stesso tempo valorizziamo anche il territorio.
Inoltre, va ribadito che chi acquista un prodotto a denominazione può sentirsi assolutamente tutelato dal punto di vista della salute.
L’importante è non banalizzare il sistema, riconoscendo tutto a Dop, perché nel caso avessimo tutte denominazioni protette queste non avrebbero più senso”.
Rispetto al paesaggio olivato si è invece espresso il sindaco di Trevi . “Le generazioni attuali – ha commentato – spesso non sono così consapevoli dell’importanza di poter vedere ogni giorno questo magnifico paesaggio.
Dobbiamo avere la capacità, dal punto di vista culturale ed economico, di riuscire a conservare questo patrimonio, anche in termini di produzione”. “L’ulivo – ha tratto le conclusioni l’assessore regionale Cecchini – è uno degli elementi di maggior pregio del nostro paesaggio.
Anche se non per fatturato, per suggestione e qualità rappresenta una delle nostre migliori produzioni. Per questo c’è bisogno di valorizzarlo ancor dipiù. Anche realizzando, dopo il piano zootecnico e il progetto vino, un piano di settore sull’olivicoltura. Ora se ne inizia veramente ad avvertire il bisogno”.
Promuovere una “rete” di produttori per valorizzare ulteriormente la produzione di olio DOP Umbria, rilanciandone l’immagine attraverso le sue peculiarità principali: qualità, tracciabilità e trasparenza dei processi.
Questo l’obiettivo di un incontro svoltosi a Perugia, tra i produttori olivicoli aderenti alla Coldiretti Umbria, rappresentanti di una larga fetta della produzione regionale di olio extravergine di oliva DOP.
Una rete – spiega Coldiretti – che vedrebbe ancor di più i produttori moltiplicare l’impegno per accrescere le potenzialità per un prodotto sano e sicuro, una filiera trasparente, vera espressione del territorio locale.
Nel corso dell’iniziativa – riferisce Coldiretti – che ha fatto il punto sullo stato del comparto e sulle sue prospettive, anche alla luce dei recenti fatti di cronaca che lo hanno interessato, è stato ribadito come proprio il legame con il territorio e la qualità del prodotto, siano presupposti imprescindibili per questo vero e proprio “ambasciatore aggiunto” della regione anche al di fuori dei confini nazionali.
Tra gli obiettivi fissati dai produttori olivicoli nel prossimo futuro – spiega ancora Coldiretti – quello di giungere a un “Piano Olivicolo” che possa rilanciare il settore, dal lato dei consumi ma anche sul fronte dei prezzi all’origine, che ancora non soddisfano le legittime aspirazioni degli imprenditori agricoli umbri.
Tra le varie ipotesi allo studio – aggiunge Coldiretti – oltre alla creazione di una rete di imprese, quella di comuni linee di marketing e di modalità di produzione condivise, ma anche l’impegno per un intervento deciso a livello istituzionale, affinché il prossimo Programma di Sviluppo Rurale, possa accrescere la capacità promozionale del settore e quindi di penetrazione nei mercati nazionali e internazionali. Nelle prossime settimane – conclude Coldiretti – il tavolo di lavoro dei produttori olivicoli entrerà nella fase operativa, stilando anche le tempistiche degli interventi programmati.