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Polemiche sulla battute selettive all'interno di aree protette dell'Umbria: la carne dei capi abbattuti, che va ora ai cacciatori, muoverebbe un giro di milioni di euro

I cinghiali abbattuti nelle selezioni organizzate dalla Provincia di Perugia, in aree protette, sono assegnati agli stessi cacciatori volontari. Questo è quanto ha precisato l’assessore regionale alla caccia Lamberto Bottini, rispondendo in terza Commissione ad una interrogazione del consigliere di FI, Massimo Mantovani.
Secondo l’assessore le carni dei cinghiali abbattuti, all’interno delle zone protette, per contenerne la diffusione, sono concesse a mo’ di ricompensa, ai cacciatori delle squadre volontarie che la stessa Provincia organizza nei distretti di competenza.
Per il consigliere regionale di FI Massimo Mantovani ciò costituisce invece una situazione di privilegio eccessivo per pochi cacciatori fortunati, “quasi sempre gli stessi e per questo privilegiati”.
Una fortuna che cresce dato che dai 512 capi abbattuti nel 2005 si è passati, nel 2007, ad 840: “un numero elevato che dimostra, ha detto Bottini, come l’intera questione dei prelievi e dei danni all’agricoltura sia diventata rilevante e matura per essere affrontata con il pieno coinvolgimento degli stessi cacciatori”.
L’interrogante, Massimo Mantovani ha parlato di un sistema economicamente ricco, quello della caccia al cinghiale e delle selezioni organizzate, in particolare dalla Provincia di Perugia, “che complessivamente muove svariati milioni di euro e che rischia di favorire i cacciatori del cinghiale a danno degli altri che non percepiscono utili, ma sono chiamati a pagare gli aumenti delle licenze in ugual misura.
Mantovani ha osservato che l’entità economica dei capi abbattuti potrebbe tornare utile per tutti i cacciatori, se venisse finalizzata a contenere i costi delle licenze annuali.

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