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Un gruppo di scienziati ha individuato nove punti critici in grado, ciascuno da solo, di determinare sconvolgimenti sulla vita del pianeta

Sono aperte le scommesse sulla classica goccia che fara’ traboccare il ‘vaso’ del nostro pianeta che i cambiamenti climatici stanno riempiendo a poco a poco.
Ad individuare la “schedina” di nove ‘punti critici’ un gruppo di ricercatori internazionali. Secondo il loro studio, pubblicato dalla rivista Proceedings of the National Academy of Science (Pnas), il superamento del ‘punto del non ritorno’ in una di queste zone potrebbe avere effetti catastrofici per tutto il resto della Terra.
I ricercatori hanno diviso i nove punti in tre categorie, a seconda della loro pericolosità:

ALTA PERICOLOSITA’
: l’attenzione maggiore si deve puntare sui ghiacciai dell’Artico e quelli della Groenlandia. Se i ghiacci si dovessero sciogliere completamente ci potrebbe essere un innalzamento del livello degli oceani fino a sette metri.
Nel primo caso il punto di non ritorno è considerato molto vicino, a meno di due gradi di aumento della temperatura. Che il Polo Nord rischiasse di scomparire lo si sapeva. Ma gli scienziati ritenevano che potesse avvenire in uno scenario di lungo periodo. Secondo un ultimo studio pubblicato negli Stati Uniti non è così: i ghiacci del Polo Nord potrebbero sciogliersi del tutto già entro il 2010.
È questo uno degli scenari possibili a causa del riscaldamento del pianeta, come sostiene uno studio condotto dalla californiana Naval Postgraduate School, secondo la quale il 2013 è il termine ultimo per vedere ghiacciata la superficie di quel mare. Dopo non sarà più possibile.
Secondo gli studi di questa scuola navale (che ha pubblicato i suoi risultati sull’Herald di Monterey), la calotta artica solo la scorsa estate ha perso dal 30 al 40% dei suoi ghiacci, al punto che la sua superficie è passata – secondo questi esperti – “dai 2,5 milioni di chilometri quadrati del 2006 a 1,5 milioni di chilometri quadrati”. La crosta della calotta si è ridotta passando dai 305 centimetri di spessore del 1990 ai 183 centimetri dello scorso settembre.
Gli scienziati mondiali riuniti a novembre in un panel internazionale avevano calcolato in 4,13 milioni i chilometri quadrati della calotta (contro i 5,2 milioni del 2005) e avevano previsto la scomparsa del Polo per il 2070.

MEDIA PERICOLOSITA’: fanno parte di questa categoria i ghiacciai dell’Antartico, la foresta boreale e quella amazzonica, la corrente El Nino e imonsoni di Sahara e India.

MINORE PERICOLOSITA’: a rischiare il collasso, anche se con una probabilità minore, c’è anche la ‘Atlantic thermohaline circulation’, l’insieme delle correnti profonde atlantiche, che potrebbero subire modifiche tali da influenzare tutto il mondo’.

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