“Va avanti tu che a me viene da ridere” oppure “ meglio una gallina (forse) domani che un paio d’ova oggi”. Sono due detti umbri che ben potrebbero applicarsi alla proposta “personale” della Presidente della Giunta regionale dell’Umbria, in ordine alla rinuncia allo “sciagurato” aumento del numero dei consiglieri regionali da 30 a 36 nella prossima legislatura.
Un bell’aumento non c’è che dire, pari al 20%, tale da garantire una bella frittata i cui ingredienti rischiano proprio di essere i paludati politici. Un tasso inflattivo da “repubblica delle banane” che però nel gioco della politica diventa solo un elemento da giocare in quel gioco che non è l’amministrazione della cosa pubblica ma la sola difesa di interessi partitici che, è bene non dimenticare, sono solo interessi di gruppi di potere e loro rappresentanti “professionali”, cioè di gente che della politica fa la sua professione ed il suo (lauto) stipendio.
Ma torniamo ai detti iniziali. Nella maggioranza sembra proprio che tutti abbiano solo “da ridere”. A distanza di qualche giorno dalla esternazione della Lorenzetti un “silenzio assordante” viene dagli esponenti del centrosinistra.
Nessuno ha avuto il tempo, tra banchetti natalizi e preparazione dei festeggiamenti per il nuovo anno, di dire la sua sulla questione. Forse, più che le abbondanti libagioni, hanno avuto il sopravvento le considerazioni che, tacendo, si sarebbe facilitato il “suicidio” della minoranza, la quale sembra affascinata dal secondo proverbio citato all’inizio.
Ed infatti dalle forze di opposizione viene un raro esempio di attaccamento alle poltrone, come se il numero dei consiglieri “accasati” fosse sinonimo di forza delle idee (?) rappresentate.
Dopo il senatore Ronconi, anche An tiene a dimostrare come questione principale, se non unica, in Umbria sia non la riduzione delle incrostazioni parassitarie ma la strenua difesa dell’equilibrio fra esse.
Eppure c’è che chi pensa che una regione piccola come l’Umbria potrebbe benissimo avere “tre orazi e tre curiazi” a rappresentare le esigenze dell’intera comunità. Idea sicuramente sbagliata se c’è qualcuno che pensa che i problemi umbri attuali siano più grandi di quelli dell’antica Roma.
E così per il consigliere regionale di Alleanza nazionale Andrea Lignani Marchesani “la proposta di diminuzione del numero dei consiglieri regionali è un moralismo a basso costo sparato a fine anno dalla presidente Lorenzetti per coprire ben altre problematiche dell’Umbria“. Come se il rifiuto viscerale di tanti umbri allo spreco della “casta” non fosse tra i problemi principali e , forse “ il problema”con cui doversi urgentemente confrontare.
Il consigliere di An, quindi, si è lanciato in rilievi tecnici che servono solo ad affondare la lama nella ferita profonda di una concezione democratica e rispettosa dei sacrifici di tanti che il mondo politico umbro sembra aver dimenticato e che promuovono il consigliere al ruolo di esimio professore di diritto, ignorante del fatto che il diritto è la trasposizione in legge del sentimento popolare.
Dice infatti Lignani Marchesani: la modifica dello Statuto è una precisa competenza consiliare e le affermazioni della Lorenzetti sono un’evidente ingerenza; per coerenza, nell’abbattimento dei costi della politica è doveroso prevedere una diminuzione anche del numero degli assessori; nonostante lo Statuto in vigore preveda 36 consiglieri l’attuale Assemblea elettiva è composta infatti da solo 30 consiglieri mentre nel 2005 il capo dell’Esecutivo regionale ha provveduto immediatamente ad applicare la nuova Carta incrementando di un’unità il numero degli assessori.
Se volesse essere coerente con quanto affermato dal punto di vista istituzionale la presidente dovrebbe provvedere immediatamente a ridurre da 9 ad 8 il numero degli assessori.
Alleanza Nazionale può essere d’accordo nel ritorno a 30 consiglieri, ma a condizione che la Giunta scenda da 9 a 6 componenti, eliminando anche l’incompatibilità tra membro dell’Assemblea e componente della Giunta.
Tutte osservazioni giuste e sacrosante, ma da fare e realizzare insieme alla riduzioni dei consiglieri e non da presentare come condizione pregiudiziale affinché quelle si facciano.