E’ appena iniziata, dal 15 settembre, la consultazione nazionale promossa dalla coalizione “Italia Europa-liberi da ogm”, composta da 28 organizzazioni con circa 10 milioni di associati, che ha l’obiettivo di raccogliere tre milioni di sì per uno sviluppo agroalimentare libero da ogm.
Quasi a voler dare impulso a tale campagna giunge una notizia che conferma quanto sia difficile, se non impossibile, porre un freno alla indesiderata diffusione degli ogm in natura, nonostante tutte le precauzioni che si possano mettere in atto.
Due laboratori scientifici hanno riscontrato la presenza di ogm, oltre i limiti quantitativi consentiti, su polline raccolto da sei alveari situati in prossimità di un campo di mais ogm a Lussas, in Francia.
“I sei alveari, situati a parecchie centinaia di metri dal campo ogm – spiegano Legambiente e l’Unione nazionale associazioni apicoltori italiani (UNAAPI) – hanno dato polline con concentrazioni di ogm tra lo 0,55 e l’1% di ogm. Questo dimostra quanto sia illusoria la misura di isolamento di 50 metri prevista dall’Unione europea tra i campi coltivati a ogm e quelli vicini, giacché non tiene conto che il polline viene disseminato nel raggio di 3 chilometri”.
Le api di un piccolo apiario amatoriale di 5 alveari, infatti, può giungere a visitare in un giorno 70 milioni di fiori in un raggio di tre chilometri su una superficie corrispondente a 4.000 campi di calcio.
Nonostante questi segnali, la pressione per l’introduzione delle colture di ogm si fa sempre più forte sostenuta da fortissimi interessi economici. I ministri dell’agricoltura della UE che dovevano decidere se dare via libera alla lavorazione, per uso alimentare, di una particolare varietà di barbabietola da zucchero geneticamente modificata, hanno confermato le divisioni esistenti tra i vari Paesi sulla materia. E non sono quindi riusciti a esprimere né un voto a favore né uno contro la barbabietola transgenica.
Ora quindi, in base alla procedura in vigore a livello comunitario e in mancanza di un pronunciamento del Consiglio, la Commissione europea è libera di decidere in piena autonomia sull’autorizzazione da concedere al prodotto sotto esame e di solito la scelta è stata sempre rispettosa dei potentati economici.
- Redazione
- 23 Settembre 2007
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