Nelle acque superficiali italiane (fiumi, laghi, ecc.) è stata riscontrata la presenza di residui di pesticidi ed erbicidi nel 47% dei casi esaminati . Su 3.574 punti di monitoraggio (10.570 campioni, per complessive 282.774 misure analitiche) in 485 punti c’erano inquinanti, nel 28% dei casi con concentrazioni superiori al limite stabilito per le acque potabili.
Nelle acque sotterranee sono risultati contaminati 630 punti di monitoraggio (24,8% del totale), nel 7,7% dei casi con concentrazioni superiori ai limiti di potabilità. Ben 119 i diversi tipi di pesticidi rinvenuti: 112 in quelle superficiali e 48 in quelle sotterranee. Lo ha reso noto l’APAT (Agenzia per la protezione dell’ambiente e i servizi tecnici), nel corso della conferenza stampa di presentazione del Rapporto sul piano nazionale di monitoraggio, coordinato nel triennio 2003/2005.
I pesticidi (o prodotti fitosanitari) sono le sostanze utilizzate per la protezione delle piante; essendo concepite per combattere organismi nocivi per le produzioni agricole, sono potenzialmente pericolose anche per l’uomo e gli esseri viventi in generale.
Gli erbicidi sono le sostanze largamente più rinvenute. La presenza, generalmente riscontrata, di miscele di sostanze (fino a dodici composti diversi) e le lacune conoscitive in relazione ai possibili effetti cumulativi impongono particolari cautele.
Per alcune sostanze la contaminazione è molto diffusa, interessa sia le acque superficiali, sia quelle sotterranee di diverse regioni e prefigura la necessità di interventi di mitigazione dell’impatto. Traqueste gli erbicidi triazinici e alcuni loro prodotti di degradazione (metaboliti). Particolarmentecritica è, infatti, la contaminazione da terbutilazina diffusa in tutta l’area padano-veneta evidenziata anche in alcune regioni del centro-sud: è risultata presente nel 51,5% dei punti di campionamento delle acque superficiali (nel 29,2% dei casi oltre il limite) e nel 16,1% di quelli delle acque sotterranee (2,7% dei casi oltre il limite).
Ancora diffusa (a distanza di un ventennio dal divieto) è la presenza di atrazina, residuo di una contaminazione storica imputabile al forte utilizzo fatto in passato e alla persistenza ambientale della sostanza. Rilevante è la contaminazione da metolaclor, largamente riscontrata in tutta l’area padana: è presente nel 33,3% dei punti delle acque superficiali (19% dei casi oltre il limite).
Da segnalare, inoltre, la contaminazione dovuta ad alcuni erbicidi utilizzati nelle risaie: particolarmente significativa quella del bentazone nelle acque sotterranee, con l’11% dei punti di campionamento in cui sono state rilevate concentrazioni superiori ai limiti di potabilità.
- Redazione
- 5 Agosto 2007
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