“Convocare con urgenza il tavolo di confronto per concludere positivamente il Patto Regionale per il Benessere degli anziani, passo fondamentale anche in vista della stesura del Piano Sanitario Regionale del prossimo triennio”. Lo ha chiesto il consigliere regionale Enrico Sebastiani dell’UDC.
L’interpellante, dopo aver sottolineato “che il Piano Sanitario Regionale è scaduto nel 2005 e la Regione non ha ancora avviato, neanche in via preliminare, un confronto con i soggetti del Terzo Settore nel campo dei servizi socio-sanitari” ha sottolineato che i problemi che riguardano gli anziani sono tantissimi ed in particolare si rende ormai improcrastinabile: riorganizzare sul territorio regionale e realizzare pienamente l’Assistenza Domiciliare Integrata; realizzare i servizi innovativi comunitari come le Case Famiglia, i Centri Diurni e le Case di Quartiere; migliorare il sistema amministrativo, autorizzativo e di controllo delle Residenze per Anziani nel rispetto della legislazione regionale;introdurre una nuova classificazione delle strutture residenziali per anziani a seconda delle tipologie e delle diverse intensità assistenziali; portare ad almeno 2.000 gli attuali 1.200 posti autorizzati e convenzionati in Residenza Protetta; superare la tariffa unica giornaliera, differenziandola a seconda della tipologia dell’anziano ospite; costituire il Fondo Regionale per i non Autosufficienti.
Il problema della popolazione anziana in Umbria sarà presto all’attenzione del Consiglio Regionale in occasione della discussione della proposta di legge relativa alle “badanti”. In Umbria su una popolazione totale di 848.022 unità gli anziani rappresentano il 23,2% della popolazione il 7,4% dei quali sono non autosufficienti. Una previsione della popolazione totale, anziana, anziana non autosufficiente e relativi tassi percentuali al 2010 vede un incremento del 5,3% della popolazione anziana e del 16,6% di anziani
non autosufficienti.
A differenza dei Paesi del Nord Europa, l’Italia ha trovato nell’immigrazione straniera nei fatti, una soluzione per l’assistenza agli anziani e alle famiglie che avrebbe bisogno di essere rinforzata a livello di collocamento, di formazione professionale, di incentivazione imprenditoriale e anche di sostegno fiscale.
Al fine di superare le inevitabili difficoltà nel rapporto tra le “badanti” e la famiglie dovute ad incomprensioni nella comunicazione, all’appartenenza a culture diverse, ad usi e costumi e credenze difformi anche nella gestione delle persone assistite è opportuno prevedere lo sviluppo di percorsi formativi diretti a favorire l’inserimento sociale e lavorativo delle “badanti” nell’ambito delle famiglie.
Questa proposta di legge regionale vuole garantire, nelle intenzioni della maggioranza, alle persone disabili e/o anziane non autosufficienti la possibilità di accedere a servizi di cura domestici di qualità; vuole incentivare la permanenza nella propria casa delle persone non autosufficienti o parzialmente tali; sostenere le immigrate e gli immigrati impegnati in attività di cura nei confronti di disabili e anziani non auto sufficienti; favorire l’occupazione lavorativa, la qualificazione professionale, nonché l’integrazione anchedei cittadini extracomunitari in un quadro di legalità e coesione sociale; realizzare un registro degli assistenti familiari domiciliari formati a cui le famiglie possano accedere per ricevere assistenza e avere la garanzia di servizi di qualità; evitare e ridurre i rischi di isolamento sia dei non auto sufficienti sia degli extracomunitari.
Da qui, corsi di formazione per far acquisire ai partecipanti capacità di identificazione dei bisogni e delle problematiche fisiche, psicologiche, assistenziali e curative delle persone disabili e/o anziane non autosufficienti; abilità comunicative, relazionali e sociali che consentiranno un adeguato rapporto interpersonale con l’utente e con il nucleo familiare.
Secondo la proposta in discussione, i Comuni predisporranno elenchi di persone disponibili all’assistenza familiare domiciliare. C’è una parte della proposta che prevede interventi di sostegno economico e che favoriranno l’emersione del lavoro nero delle badanti, ma che difficilmente costituiranno un vero aiuto agli anziani ed alle loro famiglie a meno che i contributi regionali non azzerino, unendosi alle detrazioni fiscali già esistenti, totalmente gli oneri contributivi derivanti dai contratti di lavoro. Attualmente, infatti, l’assunzione di una badante regolare è speso più onerosa (considerando anche il vitto e l’alloggio) del ricovero di un anziano in una casa di riposo o residenza sanitaria assistita, oltre che costare più del reddito dell’anziano pur considerando l’indennità di accompagnamento. Nella determinazione della misura dei contributi tale ultimo fatto dovrà essere ben considerato perché da esso dipende il successo o meno della legge.
- Redazione
- 18 Luglio 2007
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