Tutto secondo le previsioni. Il Consiglio regionale dell’Umbria annulla il referendum sui compensi dei consiglieri. Voto unanime, di maggioranza ed opposizione, come sempre sull’argomento, su una proposta di tutti e cinque i membri dell’ufficio di presidenza ed illustrato in aula dal relatore unico Andrea Lignani Marchesani. Il provvedimento sospende tutti gli adempimenti de Referendum già indetto con decreto del Presidente della Giunta, in quanto la legge di cui si chiedeva la soppressione è stata abrogata ed integralmente sostituita dalla nuova normativa, la legge 17 del 16 maggio 2007.
Il Referendum popolare il prossimo 11 novembre avrebbe dovuto chiamare gli elettori umbri ad esprimersi, con un sì o con un no, sulla abrogazione della indennità regionale percepita dai consiglieri, in particolare sulla cancellazione dell’articolo 1 della legge regionale 15 del 1972 che quella indennità istituisce.
L’indennità dei consiglieri al momento è onnicomprensiva, secondo quanto illustrato da Marchesani, ed ammonta ad 8.941 euro: una somma, per il relatore, decisamente più bassa rispetto ai 10.800 euro circa di prima .Nelle tre pagine di premessa all’atto si ribadisce, che la scelta della misura della indennità fu fatta a suo tempo con la precisa finalità di consentire agli eletti, “lo svolgimento delle funzioni al riparo da condizionamenti e pressioni, anche di carattere economico, che potrebbero incidere sulla libera scelta ed indipendenza di chi è stato democraticamente eletto“.
Nella sostanza ai consiglieri vanno in tasca netti 3.499,65 euro mensili contro i precedenti 3.645,81.
Ben poca la differenza e ben poco di quanto chiedevano i promotori del referendum.
Il portavoce del Comitato referendario umbro, Claudio Abiuso ha subito ricordato che «la richiesta referendaria era in realtà di ridurre le indennità del 50%» e rende noto che “ il deputato di Italia dei Valori Fabio Evangelisti ha depositato una interrogazione parlamentare con la richiesta al presidente del Consiglio dei ministri, Romano Prodi, di impugnare la stessa legge regionale dell’8 maggio scorso, essendo questa in realtà solo “elusiva“ della richiesta referendaria”.
La vicenda, vista dal di fuori, appare l’ennesimo scontro tra una “politica”, che si sente forte pel solo consenso dei suoi componenti e non si preoccupa di scendere in campo aperto a confrontarsi con l’umore popolare, ed una “antipolitica” che agita strumentalmente il problema di un compenso che non appare esagerato, se confrontato con quello di molti dirigenti sia pubblici che privati.
Entrambi, a dimostrazione di un distacco sempre più grande tra il “palazzo” ed i cittadini, sembrano incapaci persino di difendere le loro giuste ragioni e ricorrono a sottorifugi i quali non fanno altro che aggravare la situazione. Una situazione che brilla per difetto di comunicazione ed alterigia. Due ingredienti che non sono mancati nelle recenti elezioni amministrative
- Redazione
- 20 Giugno 2007
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