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Gli esemplari, opera di Francesco Varnier Valletti, sono stati "scoperti" dalla giornalista Rita Boini
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C’è voluto il fiuto e la pazienza di una vera giornalista, la brava Rita Boini, per far scoprire che nell’istituto agrario di Todi è custodita una collezione di frutti artificiali di grande valore artistico e storico opera di Francesco Garnier Valletti (1808-1889), al quale è dedicato a Torino il nuovo museo della frutta, inaugurato appena lo scorso febbraio. Lo “scoop” – oggetto di un’intera pagina sulle pagine culturali del “Corriere dell’Umbria” di oggi – è nato quasi per caso. “Ero in visita di amicizia al “Ciuffelli” – racconta la giornalista di origini montecastellesi – quando, durante il pranzo, è venuto fuori un riferimento a questi ‘falsi frutti’: la loro bellezza e la mia curiosità hanno fatto il resto”.
E’ venuto così fuori che Torino custodisce due collezioni della sua frutta, un’altra è a Milano, due a Firenze e l’ultima, appunto, a Todi, composta da settanta esemplari perfetti. “Garnier Valletti – scrive la Boini – elaborò, nella fabbricazione di questi modellini, una tecnica del tutto nuova ed originale che gli permise di eseguire riproduzioni perfette di frutti ancora oggi di incredibile bellezza e verosimiglianza”. Tutto partiva dai disegni (ora considerati opere d’arte) per poi arrivare alla riproduzione delle sfumature, dei puntini, delle macchie, addirittura del peso e, nel caso degli acini d’uva, anche dei vinaccioli interni.
Francesco Garnier Valletti visse alla corte dell’imperatore austriaco, il quale fu il primo ad incoraggiarlo in questa sua passione che lo portò a vincere i primi premi alle esposizioni a cui partecipava in Italia e in Europa (32 le sue medaglie). Suoi pezzi furono acquistati dal museo di agricoltura di Melbourne e dall’Imperial muso di Berlino; una collezione di 870 esemplari fu esposta ad Amsterdam e poi donata dal principe Enrico d’Orange alla scuola di agronomia Linneana. Anche il Ministero dell’agricoltura italiana acquistò un blocco di 96 pezzi nel 1886 al prezzo di 576 lire. La raccolta dell’istituto agrario, almeno stando ai registri dell’inventario, risulta acquistata nel 1934. A scuola, fino ad oggi, nessuno gli aveva dato un’importanza superiore a quella attribuita ai tantissimi altri sussidi didattici del passato di cui il “Ciuffelli” è ricchissimo. C’è voluta Rita Boini per rivalutare e far guardare con occhi diversi, a preside, insegnanti e studenti, quegli armadi addossati lungo i corridoi che conducono alle aule e ai laboratori. Chissà che non contengono qualche altro prezioso reperto?

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