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Una storia umana e imprenditoriale da raccontare
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Una storia umana e imprenditoriale che trasmette orgoglio e speranza. E’ quella del cavalier Valde Aisa. Che un operaio di una piccola realtà, con le sue sole forze, sia riuscito a dar vita ad una realtà produttiva così importante, è  innanzitutto uno stimolo ed un esempio per i giovani, come è stato per suo figlio Paolo, che nel gruppo occupa oggi un ruolo fondamentale, particolarmente versato per l’innovazione, da ultimo il controllo a distanza delle apparecchiature per la cromatura.
Da semplice operaio, come dicevamo, quando si lavorava per ben più delle attuali otto ore giornaliere, Valde,  inforcata una vecchia Vespa, si recava di sera a Terni per imparare il disegno meccanico. Ma tanta fatica dava pochi riscontri e così Aisa prese la strada dell’emigrazione. Svizzera: prima destinazione, primi stipendi, primi risparmi. Una vita dura che ha temprato lo spirito ed un’esperienza che ha esaltato l’attenzione per la precisione e per la correttezza dei rapporti. Poi il ritorno a Milano, con un bagaglio di conoscenze  che gli ha consentito di avviare la prima avventura imprenditoriale “Eravamo in tre: un operaio slavo, uno spagnolo ed io che, con una Fiat 600, giravo tra clienti e fornitori. Quando tornavo in fabbrica c’era sempre da risolvere i problemi creati dalla differenza di lingua dei miei due collaboratori”. Poco per volta l’azienda si consolida sul mercato milanese. Poi la svolta: l’introduzione in Italia di un nuovo procedimento per la cromatura direttamente sull’acciaio, saltando una fase intermedia lunga e costosa con l’impiego del rame. L’innovazione contribuisce a far sì che l’azienda diventi la quattordicesima in Italia nello specifico settore di attività. Un’attività che si sostanzia nel ridurre le dimensioni delle barre o tubi  di acciaio grezzo con operazioni di rettifica millimetriche e poi, sulla nuova superficie appositamente trattata, applicare uno strato di cromo tale da riportare il pezzo alla dimensione necessaria per essere impiegato in tutti gli apparati che sfruttano il movimento e che pertanto necessitano di componenti resistenti alla corrosione. L’ultimo impiego dell’acciaio cromato è nella costruzione dei robot per le catene di montaggio.
Ma il richiamo per la sua terra d’origine era (ed è) troppo grande per Aisa. Sfidando lo scetticismo meneghino, nel 1980 crea l’Aisa Centro Italia a Todi e nel capoluogo lombardo lascia un magazzino dove stoccare il prodotto destinato all’esportazione in Europa. E’ una scommessa difficile, ma che viene vinta, come testimoniano oggi i 13 mila metri quadrati raggiunti dallo stabilimento tuderte, nonché le 1.600 tonnellate di acciaio speciale prodotte ogni mese, con l’obiettivo e la necessità, vista la  crescente richiesta, di raggiungere le 2.000 tonnellate mensili nel 2007. Adesso l’Aisa è la seconda impresa in Italia nel settore. A ben ragione potrebbe affermare che sui suoi prodotti “non tramonta mai il sole”. Esporta infatti in tutti i continenti fino agli antipodi dell’Italia: in Nuova Zelanda.
Un successo che a Valde Aisa è valso il titolo di cavaliere del lavoro da parte della Presidenza della Repubblica. Un successo che è anche un grosso elemento promozionale, sol che le istituzioni locali lo sappiano sfruttare, per l’insediamento di altre imprese: sia utilizzatrici dell’acciaio cromato, sia di altri comparti. L’importante è trasmettere la consapevolezza che qui ci sono le condizioni per uno sviluppo imprenditoriale. Uno sviluppo che vede protagoniste le maestranze: circa 70 addetti diretti, oltre le aziende dell’indotto che curano i trasporti, la manutenzione edilizia, quella degli impianti elettrici ed idraulici, la carpenteria e l’auto-produzione di energia elettrica. Un’organizzazione che ha ottenuto le certificazioni di qualità UNI EU ISO 9001 e 14001 continuamente verificate ed aggiornate. “La più grossa risorsa dell’azienda – ci dice Aisa – è la capacità degli operatori, compreso e per primo ovviamente l’imprenditore, di capire ed accettare il cambiamento, richiesto dal mercato mondiale. In mancanza di tale attitudine mentale non c’è risorsa economica che possa bastare per competere”.  Il mantenimento dell’elasticità mentale in tutti i componenti del gruppo è un po’ il “pallino” di Aisa . Quasi tutti i venerdì di ogni settimana gli operatori vengono portati “a lezione”: sui metodi di produzione, sulla ricerca della qualità, sui metodi di prevenzione.  La formazione dei giovani è così importante per Aisa da averlo indotto a proporre una specie di consorzio, tra le industrie locali ad alta tecnologia e le istituzioni, per creare un’apposita scuola professionale cui le imprese avrebbero dovuto apportare macchinari, metodi, insegnanti pratici. Fino ad ora non se ne è fatto nulla, ma forse è tempo di riprovarci. Nel frattempo Aisa nutre l’amore per la sua terra sostenendo la società di calcio locale.

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