La Corte dei conti dell’Umbria ha relazionato sulla propria attività. In primo luogo è stato segnalato che il collegio presieduto da Lodovico Principato sospende spesso il giudizio (nel 42% dei casi) quando l’addebito è comprovato non da atti o documenti ma solo da accertamenti di polizia o da dichiarazioni testimoniali tratte da indagini col relativo processo penale in corso.
In materia di responsabilità patrimoniale, l’anno scorso sono stati portati in udienza 26 giudizi. Le 23 sentenze pubblicate hanno riguardato nove volte gli enti locali, otto le Aziende sanitarie, cinque le Amministrazioni statali ed una l’Università. Nel corso del 2006, in conseguenza dell’azione promossa dalla Corte, sono stati recuperati oltre 2 milioni di euro, con un aumento rispetto all’anno prima del 464% (alla somma vanno aggiunti i 216 mila euro connessi alle sentenze di condanna). Sulle 109 sentenze emesse nei cinque anni precedenti, la percentuale degli appelli proposti è del 15%, un terzo da parte pubblica e due terzi dalle parti private.
La relazione riserva una “tirata d’orecchi” ai tesorieri incaricati della riscossione delle pubbliche entrate, vista la diffusa resistenza a depositare i conti presso la Corte. Poco incisiva anche l’azione svolta dalle Amministrazioni interessate nell’esigere un rendiconto annuale, prima del deposito del documento. Richiamata, inoltre, una norma che fa espresso divieto alle istituzioni pubbliche di instaurare rapporti di lavoro o collaborativi con i propri ex dipendenti cessati dal servizio per dimissione, prima del raggiungimento del limite di età (la circostanza che l’incarico sia conferito senza alcuna procedura selettiva incide sulla legittimità degli atti).
Va detto che i giudizi di condanna hanno riguardato il responsabile finanziario di un ente per mandati di pagamento emessi a proprio nome, un dipendente dell’Anas per la mancata manutenzione di arredi stradali, un segretario comunale per non aver attivato le procedure di riscossione del canone dei locali in uso a una polisportiva, un dipendente dell’Università che non ha rendicontato somme prelevate per provvedere a spese di ufficio. Ed ancora: indebiti rimborsi del prezzo di ossigeno terapeutico non effettivamente somministrato agli assistiti (nonché non dovute erogazioni di attrezzature di protesi); un furto di denaro con l’uso delle chiavi, mal custodite, della cassaforte; l’omessa rendicontazione di fondi comunitari alla regione da parte di un dipendente comunale; un consorzio di bonifica per la gestione dei rapporti con una società partecipata che, per oltre sei anni, aveva operato solo sulla carta.
Sempre dalla relazione annuale si apprende che la Procura della Corte ha aperto 1.327 istruttorie, quasi la metà delle quali (596) riferite a contenziosi di varia natura; 118 casi sono relativi ad infortuni, 83 ad incidenti, 80 a danni al patrimonio, 52 a reati commessi da pubblici dipendenti, 47 ad attività istituzionale, 39 alla gestione del personale, 36 a somme non dovute, 35 ad ispezioni amministrativo-contabili, 28 ad attività contrattuale, 22 alla redazione dei bilanci e 20 al conferimento di incarichi e consulenze.
- M.C.B.
- 9 Marzo 2007
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