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Si ipotizza che i selvatici possano essere introdotti nell'area da altre zone per fini ignoti
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Nel Comune di San Venanzo, nella zona della “Torraccia” di S.Vito in Monte c’è una famiglia che a suo tempo ha preso in affitto tre ex-poderi di proprietà della Regione dell’Umbria e vi ha organizzato una valida azienda agricola, stabilendosi  nel casolare migliore e più vicino alla strada.
Dei terreni, quelli piu’fertili li ha destinati alla coltivazione di cereali, foraggi, olivi, ecc.. I rimanenti li ha adibiti a pascolo, con un gregge di circa 300 pecore, oltre a bovini e cavalli allo stato semibrado, ecc..
Una famiglia che, con coraggio e duro lavoro, dal niente, era riuscita creare la propria autonomia e sicurezza economica e, nel contempo, a rendere nuovamente produttiva una vasta zona, destinata al rinselvatichimento. 

Alcuni anni fa, però, quella sicurezza, all’improvviso, è stata messa in forse da una minaccia imprevista: i lupi! 
A nulla è servita la guardia di due robusti maremmani: i lupi, evidentemente in superiorità numerica, non hanno avuto difficoltà ad entrare nell’ovile, sito in un altro  casolare e fare strage di parecchie decine di pecore.
Alla famiglia non è rimasto che disfarsi di parte delle pecore supersiti e raccogliere il ridotto gregge in un’area “protetta”, cioè recintata nei pressi della propria abitazione.
   
Dopo varie razzie e incursioni  compiute in una vasta zona boscosa, fino a Monteleone di Orvieto, questi lupi sono misteriosamente scomparsi (o fatti scomparire?).
 Lo scorso anno, però, altri lupi sono ricomparsi ed hanno preso di mira, di nuovo, anche la predetta famiglia, uccidendogli, questa volta, addirittura un toro e spingendosi, a Est, fino a Civitella dei Conti, e cioè nei pressi di Marsciano, tanto che un lupo ucciso, non si sa da chi, è stato esposto, come ammonimento, lungo la strada provinciale Orvietana, nei pressi del bivio per Civitella dei Conti.

Ora, quando, andando per funghi, si passa per la strada nei pressi di quella famiglia, si vedono anche i bovini sonnecchiare ruminando in luogo “protetto”.
Così questa famiglia, che credeva di avere raggiunto la tranquillità , si trova a dover vivere in una situazione di ansia e precarietà sotto l’assedio dei lupi, con una incidenza negativa sul proprio reddito e sul tenore di vita.
   
Però, era dal rigido inverno con la memorabile nevicata del 1929, ricordato come “l’anno della calaverna”, che i lupi non si erano più visti da queste parti. Allora, per eliminarli, vennero fatti venire dei “lupari” dall’Abruzzo.
Perciò, allora, come è che adesso, all’improvviso, non più spinti dalle nevicate eccezionali e dalla fame a scendere dalle montagne abruzzesi, questo lupi riappaiono a ripetizione, senza una plausibile causa apparente?

Ma, poi: ci vengono o qualcuno ce li porta, come suppone la gente? 
In questo secondo caso, quel qualcuno, anziché farlo in modo clandestino (indizio evidente di “coda di paglia” e di illiceità), sarebbe più che opportuno e doveroso che gli abitanti delle zone interessate e le comunità che vi gravitano intorno siano informati e resi edotti delle finalità perseguite, dal momento che ne vanno di mezzo il loro interesse economico e la loro stessa sicurezza perché non è desiderabile trovarsi a tu per tu con tre o quattro lupi insieme in mezzo ad un bosco!

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