Condividi su facebook
Condividi su twitter
La disuguaglianza del reddito e' aumentata in 17 dei 22  paesi Ocse e l'Italia è tra le nazioni dove il fenomeno è più accentuato
diseguaglianza

In Europa ed in Italia si guarda con una certa dose di sufficienza agli avvenimenti che stanno interessando la sponda mediterranea d’Africa ed Asia.
Si plaude alle istanze di cambiamento di situazioni che si ritiene siano distanti anni luce da quelle europee ed italiane.
Si ritiene che la presenza di democrazie formali nei paesi a nord sia un antidoto sufficiente ad una propagazione della “rivolta”.

Ed in effetti la possibilità almeno di protestare e parlar male dei governanti è una potente valvola di sfogo al disagio che si prova di fronte a fenomeni che sono comuni a tutta l’area. Ancora si ritiene che questa libertà faccia premio su tutti gli altri problemi, ma forse sarebbe il caso di non cullarsi troppo sugli allori perché anche nei paesi “occidentali”, sotto la scorsa della libertà formale si è consolidata una situazione che non è diversa da quella che in nord africa ha determinato l’esplosione della popolazione e soprattutto di quella più giovane.

Il dieci per cento della popolazione piu’ ricca dei paesi Ocse ha redditi superiori anche di nove volte rispetto al dieci per cento della popolazione piu’ povera.
Lo testimonia uno studio dell’organizzazione in cui si denuncia che aumenta la disuguglianza sociale.
L’Italia risulta tra i peggiori in Europa, sotto accusa il regime fiscale, le politiche salariali e occupazionali.

Il documento ”Growing income inequality in Oecd countries: what drives it and how can policy tackle it?” dedicato alla disuguaglianza sociale nei 34 paesi membri,  e’ impietoso.
Le tendenze piu’ recenti mostrano un divario crescente tra ricchi e poveri in alcuni dei paesi a gia’ alta disuguaglianza sociale, come Israele e Stati Uniti.
Anche paesi come la Danimarca, la Germania e la Svezia, che hanno tradizionalmente una bassa disuguaglianza sociale, non sono stati risparmiati da questa tendenza: infatti, negli ultimi dieci anni, si evidenzia una crescita maggiore del divario proprio in questi tre paesi.

La disuguaglianza sociale si misura facendo riferimento al coefficiente di Gini, standard di disuguaglianza di reddito che va da zero (quando tutti hanno redditi identici) a 1 (quando tutto il reddito va a una sola persona).

Il coefficiente si attestava a 0,28 a meta’ degli anni 1980 (in media nei paesi dell’Ocse) ed e’ aumentato di circa il 10% a fine del 2000, raggiungendo quota 0,31.
Basandosi su questa misura emerge che la disuguaglianza del reddito e’ aumentata in 17 di 22 tra i paesi Ocse. In Finlandia, Germania, Israele, Nuova Zelanda, Svezia e Stati Uniti, il coefficiente di Gini e’ aumentato di oltre 4 punti percentuali. Solo in cinque paesi (Turchia, Grecia, Francia, Ungheria e Belgio) e’ sceso, seppur di piccole dimensioni.
Analizzando la situazione italiana emerge che dal 1985 al 2008 il coefficiente e’ peggiorato, passando da poco piu’ di 0.30 a poco meno di 0.35, dunque, sta aumentando la disuguaglianza sociale.
Un dato tra i peggiori in Europa:
siamo i fanalini di coda insieme all’Estonia, Regno Unito, Portogallo e Polonia. In Francia il dato non raggiunge lo 0,30, poco piu’ alto in Germania (comunque sotto lo 0,30) e in Spagna.
Un dato nel quale si riconosce ormai quasi un terzo dei giovani (disoccupati) e che anche riguarda moltissimi di quei giovani che hanno lavori precari, sotto pagati e che sicuramente non daranno garanzie di sopravvivenza quando verrà a mancare il supporto delle famiglie o quando si avvicinerà per motivi biologici il tempo dell’uscita da questa area di lavoro grigio.
 

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter