Come era prevedibile le novità emerse ieri, a “seguito di una riunione tra gli assessori Rometti e Cecchini, organizzazioni di categoria e degli allevatori, escludendo ogni rappresentanza dei cittadini”, sul biodigestore di Olmeto hanno stimolato reazioni.
Il capogruppo regionale dell’Italia dei Valori Oliviero Dottorini, commentando la deliberazione di Giunta “che nella serata di ieri ha portato a una proroga di ulteriori sei mesi (la proposta era di un anno) per gli allevamenti marscianesi, in deroga a quanto previsto dal Piano per la tutela delle acque”, ha subito mosse critiche.
Dottorini afferma che “Pare che la Giunta regionale, sulla scorta di un progetto del Comune di Marsciano, abbia autorizzato una nuova proroga di sei mesi per gli allevamenti di Olmeto. Pare che il tutto sia avvenuto attraverso una proposta ‘fuori sacco’ e senza avvertire la necessità di un Piano per la zootecnia sostenibile. Siamo curiosi di conoscere i contenuti, l’iter e i costi di questa singolare iniziativa di cui nessuno avvertiva la necessità.
Un’altra deroga alla legislazione regionale risulterebbe incomprensibile e avrebbe il solo effetto di inasprire una situazione che ha già toccato i livelli di guardia”.
Il capogruppo regionale dell’Italia dei Valori Oliviero Dottorini, commentando la deliberazione di Giunta “che nella serata di ieri ha portato a una proroga di ulteriori sei mesi (la proposta era di un anno) per gli allevamenti marscianesi, in deroga a quanto previsto dal Piano per la tutela delle acque”, ha subito mosse critiche.
Dottorini afferma che “Pare che la Giunta regionale, sulla scorta di un progetto del Comune di Marsciano, abbia autorizzato una nuova proroga di sei mesi per gli allevamenti di Olmeto. Pare che il tutto sia avvenuto attraverso una proposta ‘fuori sacco’ e senza avvertire la necessità di un Piano per la zootecnia sostenibile. Siamo curiosi di conoscere i contenuti, l’iter e i costi di questa singolare iniziativa di cui nessuno avvertiva la necessità.
Un’altra deroga alla legislazione regionale risulterebbe incomprensibile e avrebbe il solo effetto di inasprire una situazione che ha già toccato i livelli di guardia”.
“Non è ben chiaro chi si farà carico degli oneri del progetto che sarebbe finalizzato alla bonifica della laguna e alla riattivazione del depuratore, né dove saranno collocati i liquami dal momento che l’impianto di depurazione di Olmeto è inefficiente e la legislazione nazionale vieta la fertirrigazione nei periodi invernali.
Evidentemente – aggiunge Dottorini – gli scandali ambientali dei mesi scorsi non hanno insegnato nulla. Alla prima prova lo sviluppo sostenibile ispirato ai principi della tanto decantata green economy si infrange contro le attese di pochi allevatori, riproponendo un modello che fino ad oggi ha avvantaggiato poche persone danneggiando la collettività.
Dare credito a un modello intensivo senza ritorni per l’economia locale e ribadire il ricorso all’impianto di depurazione di Olmeto è quanto di più arretrato si possa immaginare”.
Il capogruppo regionale dell’Idv ricorda che “la mozione presentata nei giorni scorsi, che ci vede tra i firmatari, da questo punto di vista è molto chiara ed esplicita. Occorre delocalizzare gli allevamenti e individuare come strumento strategico per il trattamento dei reflui zootecnici l’istallazione di piccoli impianti di depurazione direttamente nelle stalle delle aziende agricole.
La nostra regione ha bisogno di una zootecnia basata su marchi e certificazioni, su una filiera corta e di qualità, integrata con il territorio, capace di qualificare i nostri prodotti tipici e di generare valore aggiunto localmente.
Dobbiamo avere il coraggio di dare uno stop chiaro agli allevamenti in regime di soccida, notando l’effetto perverso di allevare non per una filiera alimentare, ma per produrre il liquame necessario all’innesco della formazione di biogas.
Da questo punto di vista – conclude Dottorini – il blitz degli assessori all’ambiente e all’agricoltura risulta decisamente inopportuno e avventato”
La nostra regione ha bisogno di una zootecnia basata su marchi e certificazioni, su una filiera corta e di qualità, integrata con il territorio, capace di qualificare i nostri prodotti tipici e di generare valore aggiunto localmente.
Dobbiamo avere il coraggio di dare uno stop chiaro agli allevamenti in regime di soccida, notando l’effetto perverso di allevare non per una filiera alimentare, ma per produrre il liquame necessario all’innesco della formazione di biogas.
Da questo punto di vista – conclude Dottorini – il blitz degli assessori all’ambiente e all’agricoltura risulta decisamente inopportuno e avventato”