La discussione si è incentrata sul Piano Regionale Gestione Rifiuti, sullo stato delle aggregazioni e degli affidamenti dei servizi di igiene ambientale nei quattro ATO che insistono nel territorio regionale.
Per la Cgil, forti sono i ritardi sulla raccolta differenziata, ad oggi attestata su una media regionale di circa il 30%, ben distante dall’obiettivo del 50% da raggiungere entro il 2010 e ancora più lontana da quel 65% che il piano regionale dei rifiuti prevede per il 2012.
Ma problemi esistono anche sul fronte del fabbisogno impiantistico, con conseguenze ambientali e territoriali potenzialmente nefaste.
Le azioni da mettere in atto, per la Fp-Cgil sono dunque sostanzialmente tre: la riaffermazione continua della comunicazione ambientale, il controllo, la vigilanza e la repressione delle violazioni (“visto che parliamo di un obbligo di legge”, osserva ancora Favetta) e la riduzione delle tariffe per gli utenti virtuosi.
“Occorre evitare che i costi della parte ‘povera’ ricadano esclusivamente sulle spalle dei cittadini – spiega ancora Favetta – attraverso l’aumento delle tariffe, e sui diritti dei lavoratori del settore (a cui si deve applicare obbligatoriamente il CCNL igiene ambientale) e, contestualmente, i guadagni della parte ‘ricca’ siano esclusiva dei soliti noti….”.
In definitiva la Cgil non ritiene che debba esserci quella separazione tra chi “produce” per chi deve smaltire i rifiuti che potrebbe, secondo altri, condizionare lo sviluppo di sistemi che portino ad una diminuzione dei rifiuti
" Le cifre fornite dall’Agenzia regionale per l’ambiente ci dicono infatti che l’Umbria, con un incremento di poco più dell’1,5 per cento, rimane al palo e vede come un miraggio gli obiettivi fissati dal Piano dei rifiuti."
”Questi dati avvalorano i dubbi di chi ha sempre ritenuto che tutto il Piano regionale dei rifiuti fosse finalizzato ad un unico obiettivo: quello di realizzare uno o più inceneritori. E questo è molto grave”.
Visto perciò che la raccolta differenziata non riesce a decollare, sarebbe opportuno non fermarsi a questa sola idea col rischio di trovarsi all’improvviso nella situazione del napoletano e col fiorire di termovalorizzatori ovvero coi rifiuti portati ai cementifici.
Il dibattito in Umbria infatti gira sempre tra una idealizzata raccolta differenziata porta a porta, costosa, ed la bruciatura di rifiuti escludendo altre soluzioni tecniche che invece, nel vicino reatino stanno prendendo in considerazione.
Nel territorio di quella che fu una parte dell’Umbria, infatti, sono interessati all’esperienza di Thor, l’apparecchiatura inventata dal Cnr che, senza emissioni, realizza la differenziazione dei materiali contenuti nei rifiuti non precedentemente trattati e che produce, sempre a freddo, materiale per la combustione equivalente ad un carbone di buona qualità che, se non ci si fida a bruciare in Umbria, come invece avviene in Piemonte, potrebbe essere sempre una merce d’esportazione.