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Non è stato certo un piacevole esercizio, negli ultimi 15 anni, segnalare le anomalie gestionali di politici, manager, industriali e persino di alti prelati e magistrati, ma qualcuno in Umbria lo ha fatto – non solo lo scrivente.
Qualche volta col cruccio di aver stigmatizzato la persona sbagliata; più di frequente nella convinzione che fosse doveroso attivarsi contro qualsiasi sopraffazione, piccola e grande.
 
Osservo parimenti come nessuno sia legibus solutus per la giustizia -i cui rappresentanti vanno ringraziati, avendo dimostrato che vale la pena denunciare le iniquità: così, mentre le garanzie costituzionali evitano a chiunque di subire derive peroniste, nessuno deve abbassare la testa, visto che nessuno è al di sopra delle leggi.
Vale per la sinistra, per la destra, per tutti gli altri, così come per certi oligopoli o per alcuni presunti intoccabili della Pubblica Amministrazione.
È valso anche per lo scrivente, serenamente assediato da decine di querele e relativi procedimenti.

Soprattutto lo ricordino i politici di oggi e di domani, quelli attenti alla politica politicante, al consenso ancora e sempre clientelare, all’autocompiacimento social, ben lontani dai problemi strutturali del sistema-paese, distanti dalla necessità di tratteggiare una nuova pianificazione generale.
E lo ricordino coloro che, avendo vinto le elezioni cinque anni fa oppure ieri, pensano di aver toccato il cielo con un dito, quando, invece, nell’Italia che sta andando a rotoli, devono solo svolgere un servizio pubblico difficilissimo, intenso, immenso, pro tempore.

Dicevamo: la giustizia talvolta ci ricorda come la legge valga per tutti. 

Ecco, per il futuro prossimo lo tengano bene a mente quelle multinazionali che, anche in Umbria, nel perverso meccanismo iperliberista, hanno finora goduto di solide coperture istituzionali, estese reti di sostegno, complicità ormai note, depredando i territori dei loro diritti primari, materiali e immateriali.
Tempo al tempo

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