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Chissà se la buonanima di Angelo Cortesi, in quel lontano 23 giugno del 1902, nello stilare le sue volontà testamentarie con incredibile dovizia di particolari e lucidità, immaginasse la fine infausta a cui le sue proprietà sarebbero andate incontro da lì a qualche decennio, e per volontà di quell’Erede Universale da lui stesso individuato nel Comune di Todi.

Il Cortesi, anima nobile e generosa, nonché profondamente religiosa, nei primi passaggi del testamento scrive: “nomino il Comune di Todi Erede Universale di tutti i miei beni ed averi, presenti e futuri, ovunque posti ed esistenti con obbligo assoluto che con tutte le reddite del mio patrimonio, istituisca nelle forme previste dalla legge un ISTITUTO DI BENEFICENZA PER INABILI AL LAVORO. Il detto istituto dovrà essere eretto in Todi, usufruendo della villa di mia proprietà in Todi già convento dei Cappuccini. Intendo e voglio che mai sia permesso al mio Erede Universale di poter vendere qualsiasi cosa ereditata da me lasciata per qualunque titolo, causa, neppure per legge sovrana, dovendo tutto essere perpetuamente mantenuto e conservato sia immobiliare sia mobiliare. Sarà anche proibito al Comune di Todi fare in enfiteusi e di dare in ipoteca li fondi della mia eredità “.

Purtroppo per lui, ancorché abbia previsto quanto umanamente prevedibile, toccando tutti gli aspetti legali e pratici della gestione patrimoniale, non è riuscito a prevedere quella variabile tutta italiana che caratterizza ormai da decenni la politica in modo assolutamente trasversale che porta il nome di “malagestione”.

Parliamo benevolmente di malagestione trasversale e generalizzata (ma forse potremmo  usare parole più pesanti) perché nel corso degli anni, dalla data del lascito ad oggi, (fatta eccezione per il periodo iniziale ) si sono succeduti alla guida del Comune, sindaci e maggioranze dei più svariati colori politici, toccando l’intero arco costituzionale ed oltre.

Purtroppo per i cittadini, il determinatore comune delle varie amministrazioni non è stato il rispetto degli obblighi determinanti dall’accettazione del testamento, ne tantomeno il sostegno  destinato ai meno fortunati, bensì il molto meno nobile ma più fruttuoso “clientelismo”.

È di questi ultimi mesi la decisione del CdA dell’Azienda Veralli-Cortesi  assunta con delibera del 22.03.2024 ed approvata all’unanimità, di modificare il PIAO 2024-2026, prevedendo per l’anno in corso, l’assunzione a tempo indeterminato di un apicale amministrativo.

Nello stesso atto, si specifica che “considerato che seppur ritenuta apprezzabile l’attività del Segretario attualmente svolta ad interim dall’attuale agronomo, risulta necessario prevedere una figura amministrativa che COME È SEMPRE AVVENUTO NEL PASSATO DI QUESTO ENTE, prevedendo l’assunzione a tempo pieno  ed indeterminato di un funzionario amministrativo EQ”.

Questo vuol dire che l’attuale CdA , seppur riconoscendo l’ottimo lavoro svolto dall’attuale segretario ad interim, decide di assumere un’altra figura per fare lo stesso lavoro con un aggravio di circa 45.000 Euro annui  che andranno a gravare sul già precario bilancio dell’Ente, ed il tutto in base al principio del “si è sempre fatto così”!

È pacifico che un CdA ed un’Amministrazione Comunale che abbiano davvero a cuore l’alto valore sociale dell’Ente, nonché il benessere della comunità, eviterebbero questo ennesimo “schiaffo al buonsenso ed al buongoverno del padre di famiglia”, destinando quei soldi, magari,  ad abbassare la retta degli ospiti peraltro molto alta.

Sarebbe ora che le politiche sociali di questa Amministrazione smettano di interessarsi di “aria fritta” partorendo progetti faraonici che finiscono quasi sempre per essere inutili cattedrali nel deserto e si occupino invece delle reali necessità delle famiglie tuderti che ogni giorno, sempre di più, soffrono l’impoverimento e l’invecchiamento di questa società.

Auspichiamo un intervento del Sindaco (visto che la nomina dei CdA compete a lui) e del Consiglio Comunale affinché vengano ridefinite in modo chiaro le linee programmatiche degli Enti e che  venga bloccato da subito questo ennesimo “scippo al buonsenso” da parte di un CdA che dimostra una palese incapacità di gestione.

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