Circa tre mesi fa, per l’esattezza il giorno 11 settembre, sono stato contattato sul mio cellulare da un telefono fisso con prefisso 011, cioè la telefonata arrivava dalla stessa città dove ha sede la direzione generale di Intesa Sanpaolo.
Chi parlava aveva uno spiccato accento torinese e dava segno di grande sicurezza e professionalità, sicuramente ha lungamente lavorato nel settore bancario, mi informava che stavano operando sulla mia carta di credito da Lugano chiedendomi se ero io a effettuare l’operazione. Io dicevo di no e conseguentemente questo finto funzionario di Intesa mi diceva che bisognava immediatamente bloccare la carta e chiederne un’altra. Mi chiedeva di entrare nella mia app cosa che facevo e ogni tanto mi inviava dei codici che io dovevo digitare e che io ho effettivamente digitato. Mi ha tenuto sul mio cellulare per circa 15 minuti e non mi ha sfiorato minimamente il dubbio che si trattava di un furfante tantè che non mi è venuto minimamente in testa di informare la banca. Dovevo solo attendere la nuova carta di credito e il tentativo di furto era stato sventavo.
Questo io pensavo quando invece dopo qualche minuto ricevevo un’altra telefonata nella quale mi informavano che da uno sportello di Napoli avevano prelevato 4900 € e stavano tentando di prelevarne altri. Io rimanevo sorpreso dicendo, stavolta al vero funzionario di Intesa, che avevano tentato di prelevare danaro, ma che un altro funzionario era riuscito a sventare il tentativo. A quel punto il vero funzionario riusciva a bloccare la carta per impedire ulteriori prelievi e mi informava di quanto era avvenuto e di come ero stato truffato da uno che si era spacciato per funzionario di Intesa, ma non lo era.
Ho immediatamente denunciato alla Polizia di Stato l’accaduto e ho attivato presso Intesa la procedura
per il rimborso. Questi i fatti: purtroppo cose simili le possiamo leggere sempre più spesso sui quotidiani. C’è stata sicuramente una mia ingenuità, ma il sistema di vigilanza di Intesa non ha minimamente notato che l’indirizzo al quale la carta veniva richiesta di essere spedita non era il mio, quello cioè dove Intesa mi aveva spedito altre carte e tutte le comunicazioni, ma un indirizzo di Napoli, dove non solo evidentemente era stata inviata la carta, ma anche il pin. Inoltre nelle mie carte di credito per sicurezza il prelevamento da sportello non può eccedere i 1000 € li invece sono stati ritirati 4900 €. La cosa più incredibile è che la banca mi comunica che io non avrò il minimo rimborso.
Credo che se da un lato si deve lavorare di più e meglio sulla sicurezza online, e questo è compito delle banche, dall’altra si debbono tutelare di più e meglio coloro che cadono nella trappola di questi specialisti del furto online. Il nostro sistema bancario da un lato sa proteggersi dagli extraprofitti, lo ha dimostrato recentemente, dall’altro con l’impennata degli interessi a coloro che hanno stipulato mutui a tasso variabile e non riescono a sostenere la rata mensile le banche non esitano a mandare per strada intere famiglie. Ormai grazie a questa politica gli istituti bancari hanno enormi quantità di immobili ottenuti con questo sistema. Se si tratta poi di risarcire i truffati allora li, come si suol dire, si fanno le orecchie da mercante.
Una riflessione anche sull’operato della Polizia di Stato: nella denuncia ho fornito il numero fisso del truffatore, l’indirizzo preciso di dove era stata spedita la carta, evidentemente ritirata apponendo la mia falsa firma, lo sportello dove sono stati prelevati i 4900 € sicuramente era dotato di videocamera quindi poteva essere identificato il malfattore. Ho il forte sospetto che al riguardo non si sia fatto abbastanza per scoprire i malfattori.
Considerazioni finali: un onesto cittadino che paga le tasse dovrebbe avere indietro una sanità che
funziona, così per la scuola, così per la sicurezza anche dei propri risparmi ecc…..
Tutto ciò sta avvenendo?