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In questi giorni di fermento attorno al sacrosanto tema della sanità pubblica, assistiamo con grande interesse (in senso tragicamente ironico) al dispiegarsi dei gangli tentacolari di forze politiche altamente responsabili dello stato attuale del sistema sanitario regionale, oltre che dei residui di movimenti populisti/complottisti colati a picco con la fine dello stato di emergenza pandemica. Tra comitati, associazioni, coordinamenti vari si intrufolano, sgomitano, si inseriscono (talvolta per inconsapevole dabbenaggine, molto più spesso per calcolato opportunismo) i più vari ambasciatori del Partito Democratico, con il solito ritornello in bocca: “la battaglia per il diritto alla salute è di tutti, e va affrontata in maniera unitaria”.
Singolare che si chieda ai comitati, alle associazioni e ai partiti che dall’inizio della pandemia cercano di porre un argine allo smantellamento della sanità pubblica da parte del governo regionale a guida Lega-FdI, di combattere una battaglia a fianco del nemico di classe.

Ricordiamo in breve i trascorsi in sanità del Partito Democratico regionale:
– l’inchiesta Sanitopoli vede la condanna in via definitiva a 8 mesi di reclusione nel 2017 per Maria Rita Lorenzetti, ex governatrice dell’Umbria, in quanto responsabile del reato di falso ideologico in relazione a una delibera di Giunta del marzo 2010 che autorizzava alcune Asl ad assumere personale, così come sono diventate definitive le condanne dell’ex assessore regionale Maurizio Rosi (nove mesi e mezzo), dell’ex direttore generale della Sanità Paolo Di Loreto (9 mesi e mezzo) e dell’ex funzionario del Servizio affari generali e amministrativi Giancarlo Rellini (otto mesi e 15 giorni);
– nel 2021 l’ex presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini (Pd), l’ex sottosegretario all’Interno e segretario umbro del Partito democratico Gianpiero Bocci, l’ex direttore generale dell’Azienda ospedaliera Emilio Duca e quello amministrativo Maurizio Valorosi sono stati rinviati a giudizio dal gup Angela Avila, nell’ambito dell’inchiesta Concorsopoli. Stesso provvedimento per l’ex assessore regionale alla Sanità Luca Barberini. Nei loro confronti, come per altri, è rimasta l’accusa più grave, cioè quella di associazione a delinquere.
A livello nazionale, invece, secondo i dati della Fondazione Gimbe, i governi a guida Partito democratico, dal 2013 al 2018, con i premier Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Enrico Letta, hanno operato tagli alla sanità pubblica per circa 28,1 miliardi di euro, eseguiti sia tramite manovre finanziarie che con stanziamento di risorse inferiori rispetto a quelle programmate.

A coronare il tutto, nel PNRR vengono destinati al comparto sanità solo 6.6 miliardi di euro sui 191 complessivi, a mezzo del decreto del Ministro Speranza (Art.1) del governo Draghi, governo sostenuto in maniera strenua ed indefessa dal Partito Democratico.

In questo contesto, i tentativi conciliatori di alcune forme di coordinamento di lotta a livello territoriale, che si riducono ad un generico dovere di estendere la lotta il più possibile sulle giuste coordinate, vengono giustificati con la prospettiva di far scoppiare le contraddizioni nel campo del Partito Democratico, ma sono destinati al fallimento dei loro intenti: il Partito Democratico, in quanto partito intrinsecamente di destra liberale legato a doppio filo al mantenimento degli interessi privati nella sanità, non si trova davanti ad alcuna contraddizione nell’inserirsi nelle lotte in difesa del sistema sanitario regionale, e anzi questa pratica va denunciata per quello che è: una maldestra operazione di red washing, un atto di marketing che questo partito usa per ricostruirsi un’improbabile rispettabilità popolare a sinistra, laddove avviene la drammatica perdita di consensi che si cerca di arginare.

Bisogna smascherare una volta per tutte la narrazione che descrive il PD come partito di sinistra. Qualsiasi sia la storia dei suoi dirigenti e dei suoi militanti, il PD è un partito liberal democratico che non ha nulla di sinistra, in nessuna delle declinazioni delle sue politiche, dalle questioni internazionali, a quelle del lavoro, alle posizioni sul welfare. Questi tentativi di infiltrazione vanno respinti senza esitazioni da chiunque voglia lottare contro le politiche antipopolari dei governi di destra al potere a livello regionale e nazionale. Queste politiche sono filiazione diretta delle politiche avviate dai governi di centro sinistra, insieme a quelle forze politiche che si autodefiniscono di sinistra ambientalista e socialdemocratica che gli hanno fatto da stampella. La lotta per la sanità pubblica è una lotta contro le politiche avviate dal PD e portate a compimento dalla giunta Tesei, a riprova che le forze politiche che di cui questi governi erano e sono espressione servono gli stessi interessi di classe, che sono irrimediabilmente opposti a quelli delle masse popolari.

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