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Il problema sta mettendo a dura prova famiglie ed imprese; tra i primi a lanciare l’allarme il Comitato di Tutela del Credito Ceduto a Poste Italiane presieduto dal dott. Gianluigi Falcone
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Il  d.l. 34/2020 che prevedeva la certezza del diritto al bonus edilizio se l’adempimento delle formalità, visto di conformità e asseverazione, era fatto con rigore, e sul quale gli onesti cittadini avevano riposto fiducia e affidamento, assumendo in buona fede anche significative esposizioni debitorie, ora è diventato come una lotteria. Il problema sta mettendo a dura prova famiglie ed imprese. Allarme lanciato dal Comitato di Tutela del Credito Ceduto a Poste Italiane presieduto dal dott. Gianluigi Falcone, visto che i crediti del 2021 vengono accettati con difficoltà o con riserva dagli istituti di credito poiché prossimi alla scadenza del 7 aprile 2022.
Il Senatore Massimo Vittorio BERUTTI (Cambiamo! con Toti – Italia al Centro) si fa carico di presentare una interrogazione parlamentare. Di seguito il testo integrale.

Egr. ministro Franco,
i crediti dei bonus edilizi del 2020 sequestrati dalla magistratura sono stati oggetto di sanatoria da parte del governo, per  il periodo di fermo giudiziario altrimenti andavano perduti dai beneficiari ed è stata loro concessa la possibilità di  portarli  in detrazione nell’anno 2022.
Visto che da novembre 2021 i crediti di questo anno hanno subito ugualmente un ritardo, per vari e noti eventi, il decreto antifrode,  i maggiori tempi nelle risposte per controlli che poste italiane si è concessa unilateralmente anche per i contratti che prevedevano la liquidazione entro 20 giorni lavorativi,  il decreto sostegni ter e, sebbene  l’agenzia delle entrate abbia prorogato al 7 aprile il termine per l’invio della comunicazione dell’opzione per la cessione del credito o per lo sconto in fattura per le spese 2021, ad oggi le cessioni sono bloccate e nessun istituto di credito accetta più tali crediti, chiediamo di posticipare il termine di cessione dei crediti 2021 al termine di presentazione della dichiarazione di redditi del secondo anno successivo a quello di sostenimento delle spese.

È pur vero che  la legge prevede  la possibilità di tramutarli in detrazione fiscale per  cinque annualità, ma questa opzione risulterebbe impraticabile perchè le quote di contributo sarebbero troppo alte per essere interamente dedotte dall’irpef e i contribuenti, specialmente anziani, invalidi con redditi non assoggettati all’irpef e incapienti, vedrebbero svanire totalmente un quinto dei loro contributi.

Si tratta di una proroga di un anno, vantaggiosa anche per lo stato che vedrebbe dilazionati di un anno i propri debiti. Inoltre, la difficoltà di ottenere una liquidazione crediti in tempo ragionevole e con un risultato certo e attendibile può comportare per molte imprese marginali il rischio di cercare altre vie e di cadere vittime dell’usura e della criminalità organizzata.

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