Forse mosso dall’esempio dello scudo fiscale offerto agli esportatori di capitali all’estero, un capo degli industriali del bellunese si è spinto a chiedere che, a causa della crisi, si sospendesse quella cattiva abitudine dello Stato italiano di cercare e punire gli evasori fiscali.
Sembra che una tal richiesta sarà presto avanzata anche da ladri e rapinatori col duplice scopo di poter lavorare in pace e di far risparmiare soldi e tempo alle forze dell’ordine.
Questo splendido esempio di rimozione della coscienza civile viene messo in evidenza anche dai dati sul fisco e sulla ricchezza occulta contenuti nel rapporto presentato dal Censis.
L’Italia è al sesto posto in Europa per peso dell’imposizione fiscale sul Pil, con una incidenza del 42,8% a fronte di una media europea del 39,8%.
Però solo il 2,2% dei contribuenti (893.706 in valore assoluto) dichiara un reddito che supera i 70.000 euro annui, circa il 50% degli italiani presenta redditi che non vanno oltre i 15.000 euro e il 31% dichiara tra 15.000 e 26.000 euro. I
l reddito medio dichiarato è di 18.373 euro pro-capite: si va da un massimo di 20.851 euro nel Nord-Ovest a un minimo di 14.440 euro al Sud. La provincia con il valore più alto è Milano, con una dichiarazione media di 24.365 euro, l’ultima è Vibo Valentia, con 12.199 euro per contribuente.
Secondo le stime del Censis, l’economia sommersa si aggira intorno al 19% del Pil. Con la crisi tale quota potrebbe essere aumentata, raggiungendo un valore di 275 miliardi di euro.
Secondo il segretario confederale della Cgil, Agostino Megale, «mettono in evidenza che il problema dell’evasione fiscale è sottovalutato non solo dal governo, che riprende la via dei condoni attraverso lo scudo fiscale, ma anche nella stessa percezione di gran parte del paese».