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Se ne è andata nel sonno, nella notte tra Pasqua e il Lunedì dell’Angelo la storica edicolante-giornalaia del paese
adriana baglioni

Giovedì 31 dicembre 2009 era il suo ultimo giorno di lavoro. Giunta alla soglia degli ottant’anni, si apprestava a lasciare l’attività lavorativa ereditata anni e anni prima dagli zii Peppe e Delia, quella dell’unica edicola del centro abitato di Massa Martana, un tempo ospitata in un chiosco in ferro all’interno del centro storico. Alcune foto di quella mattina, tra le quali anche una dove ci sono io che acquisto il giornale, la ritraggono tra il suo solito atteggiamento serio, che in alcuni casi poteva arrivare ai limiti del burbero, e la consapevolezza, mista alla commozione, di chi sa che sta per compiere un passo importante, quello appunto di lasciare un ambiente e un esercizio di pubblica utilità alla quale, per moltissimi anni, aveva dedicato intere giornate della sua esistenza.

Ho accennato all’atteggiamento serio, ai limiti del burbero, di Adriana, perché così poteva apparire a chi a prima vista la incontrava: magari per la mancanza di monete per il resto, o per richieste particolari che non poteva soddisfare, o per ritardi dei fornitori o per cercare qualcosa negli spazi sempre più ristretti della sua edicola dato il moltiplicarsi di giornali, pubblicazioni, collezioni e raccolte sempre più numerose.

Per chi la conosceva bene era invece ben altra cosa: una persona dal cuore generoso, un’artista dell’uncinetto, dei lavori con i ferri da maglia e del ricamo, una cuoca provetta secondo la più vera tradizione culinaria delle donne massetane, tramandata di madre in figlia o da zia a nipote, e tanto altro ancora. Una massetana autentica, una donna che con grinta e determinazione aveva affrontato tutte le difficoltà che la vita le aveva posto davanti sin dalla più tenera età.

Negli anni che sono seguiti ho avuto modo di frequentare la sua casa moltissime volte, alla ricerca di vecchie fotografie, cartoline, riprese cinematografiche ed altri documenti di cui il marito Federico, cineasta amatoriale locale, era stato attento conservatore, oppure semplicemente per parlare del più e del meno. Una delle passioni comuni era quella per la Banda Musicale di cui andavo a ricercare racconti, foto, filmini, documenti e testimonianze varie, per la realizzazione di una pubblicazione, che spero vedrà la luce nel giro di qualche tempo. Tra una chiacchiera e l’altra i discorsi finivano anche verso i più disparati argomenti di carattere locale, dai tempi della guerra, alle vicende familiari seguite alla morte della madre, agli zii e a tanti fatti e aneddoti massetani accaduti nel corso del tempo, di cui era stata diretta testimone o che aveva appreso dai racconti di parenti e conoscenti.

Nel novembre 2012 la Società della Musica Cittadina, di cui ero allora Segretario, ripristinò l’antica usanza della sveglia di Santa Cecilia, la suonata di prima mattina nel giorno della festa della patrona della musica. Da allora è stata tappa obbligatoria la fermata sotto casa di Adriana, che faceva trovare sempre pronto uno di quei suoi ottimi dolci fatti in casa; dolce rigorosamente coperto da un tovagliolo bianco finemente ricamato, di cui non mancava mai di raccomandarne la restituzione, perché realizzato dalle abili mani della suocera Tilde.

Adriana se ne è andata nel sonno, nella notte tra Pasqua e il Lunedì dell’Angelo a Castel Giorgio, dove si era trasferita da quasi un anno per la lunga convalescenza seguita ad una brutta caduta e per essere meglio assistita dal figlio Patrizio. Chi ha avuto modo di andarle a fare visita negli ultimi tempi l’aveva trovata in buona salute nonostante l’età e i vari problemi, ancora intenta nelle sue consuete attività di lavoro con l’uncinetto o i ferri da maglia, con cui passava ormai gran parte delle sue giornate e con il desiderio di ritornare un giorno a casa sua, non appena le condizioni lo avrebbero permesso.

Una foto ormai ingiallita dal tempo, tramanda la memoria di una bella ragazza di nome Adriana morta, dopo una lunga e straziante malattia, all’età di 28 anni nel luglio 1930. Una giovane madre a cui la vita aveva riservato una breve esistenza, non senza aver ricordato anche la morte prematura di uno dei suoi figli. Nello scritto unito alla foto si ricordano le sue alte doti morali e religiose, oltre che l’affetto per il marito e per le due piccole figlie “che chiedono invano le sue carezze, il suo bacio, il suo sorriso”.

Tecla, chiamata sin da bambina Adriana, in ricordo della madre, da tutti quelli che la conoscevano, era nata nel mese di febbraio 1930, e non aveva altro ricordo della mamma Adriana, se non le premure della zia Delia che l’aveva cresciuta come figlia e quella fotografia ormai ingiallita dal tempo. Ora, ne sono certo, avrà ritrovato tutte quelle carezze, quei baci e quei sorrisi materni che le sono mancati nella prima parte della sua lunga esistenza, oltre a quanti nei decenni passati l’hanno preceduta nell’ultimo viaggio verso l’Eternità come la giovane sorella Onella, il padre Vasintone, gli zii Peppe, Delia e Maria, il marito Federico Migliola e tutti gli altri parenti e amici di una vita.

Al figlio Patrizio, alla sorella Giuseppina, alle nipoti e ai parenti tutti giungano le mie più sentite condoglianze per la perdita della carissima Adriana, rimanendo il rammarico di non poterla degnamente salutare, come avrebbe meritato, a causa della presente emergenza sanitaria.
Arrivederci Adriana, rimarrai per sempre nel cuore di chi ti ha voluto bene e in quello di tutti i massetani.

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