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Secondo l’assessore alla sanità della Regione Umbria Coletto, sono circa 200 le chiamate dei cittadini umbri al numero verde
Luca Coletto

La Direzione regionale sanità informa che l‘Istituto Superiore di Sanità ha confermato entrambi i casi risultati positivi al Coronavirus al laboratorio di riferimento regionale. Quindi confermato il contagio a due persone nella nostra regione, anche se come detto, sono state contagiate fuori regione e quindi non ci sono focolai di contagio in Umbria.

Intanto, sono passate da una media di 350 al giorno della scorsa settimana, alle 200 di oggi le telefonate ricevute dagli operatori che rispondono al “Nus” (Numero Umbria sanità 800636363, a disposizione dei cittadini per chiarimenti sulla diffusione e prevenzione dell’infezione da coranavirus: a darne notizia è l’assessore regionale alla Salute, Luca Coletto. 

“Lo scorso fine settimana, dopo la notizia dei focolai in alcune regioni italiane – ha detto l’assessore – al numero verde regionale sono arrivate moltissime chiamate di cittadini fortemente preoccupati.  Da ieri la situazione si sta normalizzando e gli operatori, dalle 5 postazioni attive dalle 8 del mattino alle 20, nella giornata di oggi hanno ricevuto 200 chiamate da persone che chiedono informazioni sui due casi registrati in Umbria e se ci sono nuove ordinanze che modificano le disposizioni precedenti”.

“Gli operatori – continua l’assessore – stanno rassicurando i cittadini che non c’è alcun focolaio del coronavirus in Umbria e che, al momento, non cambia nulla rispetto alle misure già adottate”.
L’assessore, per rassicurare la comunità umbra, sottolinea che “i due casi che si sono verificati sono di importazione e in questo momento non ci sono nuove situazioni all’attenzione dei medici delle strutture sanitarie umbre”. 

“Siamo in attesa della valutazione clinica dell’Istituto Superiore di Sanità sui campioni positivi dei due pazienti umbri – ha riferito concludendo – La task force regionale monitora il territorio 24 ore al giorno  per garantire la salute ai cittadini, ma anche per favorire una vita sociale e produttiva che scorra sui binari della normalità”.

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