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Nota a livello mondiale per le opere presenti nelle collezioni pubbliche e private dei più importanti musei, l'artista americana legata a Todi ha contribuito in maniera significativa alla storia dell'arte contemporanea
beverly pepper

La scomparsa di Beverly Pepper lascia un vuoto nel mondo artistico e nella città di Todi, con la cui comunità i rapporti si erano rinsaldati nel corso del 2019, con iniziative di rilievo, promosse dal Comune, dalla Regione e dalla Fondazione a lei intitolata.
La scultrice era stata scelta a simbolo della comunità artistica insediatasi nel territorio tuderte nell’ultimo mezzo secolo anche da “La Guida di Repubblica” dedicata a Todi, che ha dedicato a Beverly Pepper vari servizi e profili.

Nota a livello mondiale per le opere presenti nelle collezioni pubbliche e private dei più importanti musei, Beverly Pepper ha contribuito in maniera significativa alla storia dell’arte contemporanea. Lo ha fatto anche da Todi, scelta da quasi mezzo secolo come suo punto di riferimento, rifugio, base di vita quando non era all’estero per lavoro.

Nata a Brooklyn nel 1922, inizia a formarsi all’Art Students’ League di New York e poi, negli anni Quaranta, all’Academy de la Grande Chaumière di Parigi. Durante il soggiorno europeo visita l’Italia e Roma, dove incontra lo scrittore giornalista Curtis Bill Pepper, che diventerà suo marito e condividerà con lei l’amore per Todi e per la sua campagna.

A partire dagli anni Sessanta è stata seguita ed acclamata dalla critica e, nel corso dei decenni successivi, le sue opere sono state oggetto delle mostre più importanti e delle commissioni pubbliche più prestigiose negli Stati Uniti, in Europa e in Asia, con la sua residenza tuderte che diventa dagli anni Settanta anche il suo principale atelier-fabbrica.

La sua prima personale, presentata da Carlo Levi, risale al 1952, alla Galleria dello Zodiaco a Roma. Di questi anni è la frequentazione di artisti quali Achille Perilli, Pietro Consagra, Piero Dorazio – pure lui tuderte d’adozione – e Giulio Turcato del Gruppo Forma1. Nel 1960, dopo un viaggio in Cambogia, cambia radicalmente il suo linguaggio artistico, avvicinandosi alla scultura e realizzando piccole forme in legno e argilla. Espone per la prima prima come scultrice nel 1961 a New York e a Roma.

Dell’anno successivo, nell’ambito della quinta edizione del Festival dei Due Mondi di Spoleto, è la mostra “Sculture nella Città”, per la quale l’artista realizza all’interno delle officine Italsider di Piombino varie opere di diverse dimensioni, esperienza che sancisce il suo definitivo passaggio all’arte di forgiare e modellare il metallo.

Sul finire degli anni Sessanta sperimenta forme di connective-art e progetti ambientali utilizzando erba, sabbia e fieno. Tra il 1971 e il 1975 realizza il suo primo progetto ambientale a Dallas. Sempre nel 1971 viene invitata dalla città di Roma ad esporre una decina di sculture in acciaio in piazza Margana. Del 1972 è la sua partecipazione alla 34esima Biennale di Venezia. Tra il 1974 e il 1976 realizza una delle sue prime opere di land art, Amphisculpture, nel New Jersey, mentre nel 1977 espone alla Documenta 6 di Kassel. Inizia così la testimonianza dell’interesse della Pepper per la creazione attraverso il paesaggio e della sua versatilità nel lavorare una grande varietà di materiali industriali.

“Sebbene si sia sempre identificata come scultore senza farne una questione di genere – ha scritto di lei Joseph Antenucci Becherer dell’Università di Notre Dame – la sua posizione in quanto artista e la sua ispirazione, soprattutto nel corso degli anni Settanta e Ottanta, è unica. È indiscutibile, infatti, che Pepper è, insieme a Louise Bougeois, Barbara Hepworth e Louise Nevelson, parte integrante di quella forza antesignana del movimento femminile nella scultura contemporanea”.

Tra le opere ambientali più conosciute Todi Columns installate in piazza del Popolo a Todi, Spazio Teatro Celle a Pistoia, Narni Columns a Narni, Palingenesis a Zurigo, Sol y Ombra Park a Barcellona, Manhattan Sentinels a New York, Departure For My Grandmother a Vilnius in Lituania, Brufa Broken Circle a Brufa, in Umbria. Nel 2014 Beverly Pepper espone i suoi Circle al museo dell’Ara Pacis a Roma, per poi impegnarsi nella realizzazione del teatro all’aperto donato alla città de L’Aquila nell’ambito del progetto “Nove artisti per la ricostruzione”.

Fino ad arrivare al 2019, con il successo ottenuto dalle mostre nelle gallerie di New York e Los Angeles, all’installazione allo spazio Thetis in occasione della Biennale di Venezia e al ritorno delle Todi Columns in piazza del Popolo a Todi. E poi all’inaugurazione del parco Beverly Pepper, da lei ribattezzato “il parco dei tuderti”, ricambiando il rapporto di amorosi sensi con la città.

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