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Autocostruzione autogestita: un progetto pilota a Sant'Enea di Perugia
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E’ ciò che sta succedendo a Sant’Enea di Perugia, dove 46 persone si sono messe insieme con lo scopo di abbattere i costi e cooperare realmente per un obiettivo comune: un tetto di proprietà.
E’ un cantiere affacciato sul mondo quello di Sant’Enea, culture di 4 continenti su 5 si sono incontrate in questo piccolo paese del perugino con l’obiettivo comune di collaborare per ottenere una casa: qui il Ramadan si unisce bene con le feste cristiane, c’è un monte ore mensili da rispettare: ognuno sa che in quei 30 giorni deve prestare una certa parte delle sue ore al cantiere, ed è premura di tutti farlo.
Non è l’unico progetto di autocostruzione in Italia, tutt’altro, ma questo ha la grande particolarità di essere il primo ed unico progetto di autocostruzione autogestito: non ci sono cooperative esterne a gestire la struttura ma sono i futuri residenti, i lavoratori stessi, a gestirsi, controllando, di fatto, anche l’ufficio acquisti del cantiere, punto cruciale per qualsiasi attività edilizia.
Parte proprio dall’acquisto dei materiali la qualità di una abitazione e costruendo la propria casa si presta il massimo dell’attenzione alla qualità dei prodotti usati ed alla realizzazione stessa, agli antipodi di quello che spesso diventa il settore edilizio: una caccia al risparmio maggiore per massimizzare il profitto, con i risultati che spesso sono sotto gli occhi di tutti.
I giorni più affollati al cantiere sono il sabato e la domenica, giorni nei quali molti sono liberi dal loro vero lavoro, ma c’è gente che manda avanti il cantiere anche durante i giorni feriali: ?Io faccio i turni dalla mattina presto fino a pranzo: mi riposo qualche ora e nel primo pomeriggio vengo nel cantiere; dobbiamo correre il più possibile per realizzare le nostre abitazioni ma bisogna mettere la sicurezza al primo posto: non si può stare 8 ore in cantiere dopo aver lavorato 8 ore in catena di montaggio?.
La presenza di persone provenienti dalle varie parti del mondo ha portato la cooperativa ad organizzarsi anche sulla base della nazionalità: in ogni organismo vengono rappresentati i 4 gruppi di etnie: italiani, est europei, africani e sudamericani.
Ed anche le turnazioni per organizzare i pranzi e le cene, soprattutto nei giorni festivi, su basano su questi 4 gruppi; ci si può trovare facilmente a mangiare un giorno il cuscus ed un piatto di lasagne, piuttosto che un piatto di feijoada brasiliana.
Già nella fase di costruzione si crea quel senso di comunità che è tipico dei villaggi: le persone che oggi stanno cooperando per realizzare le proprie abitazioni, domani saranno vicini di casa, dopo 3 anni di condivisione delle difficoltà, delle fatiche e dei piacevoli momenti di festa che si sono vissuti nel cantiere.
Sfruttando le variegate esperienze lavorative dei 46 soci della cooperativa ?Tutti per uno?: la pratica costruttiva che ne esce è tecnologica e specializzata, le uniche professionalità esterne sono una ditta che realizza le fondamenta ed un architetto che è sempre presente nel cantiere come direttore tecnico.
Elettricisti e contabili lavorano insieme ad idraulici ed impiegati: ognuno si sta specializzando in una funzione ben precisa e per gli attrezzi più difficili sono stati organizzati dei corsi per gli addetti.
In questo cantiere non si vedono impalcature arrugginite o pericolanti: le attrezzature, i muletti, le seghe sono state comprate dalla cooperativa ed una volta terminato il cantiere si pensa di venderle ad un’altra cooperativa di autocostruttori: il tutto per creare una rete del cooperativismo che risponda alle necessità fondamentali dell’essere umano, una fra tutte la necessità di avere un tetto di proprietà sotto il quale vivere.
L’obiettivo è terminare le 46 unità abitative, suddivise in 8 blocchi, entro il dicembre 2010: fino a quel momento nessuno saprà quale sarà la sua abitazione, si deciderà con una estrazione alla fine di tutti i lavori.

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