In gran segreto, nei giorni scorsi, il Sindaco di Todi sarebbe volato a Washington.
Non si sarebbe rattato di una visita istituzionale al nuovo presidente U.S.A, bensì del tentativo di acquisire una nuova arma che consenta di risollevare le sorti della città di Jacopone, insidiata dalla presenze delle famigerate “zanzare tigre”.
Comparse agli inizi degli anni ‘ 90 del XX secolo per la prima volta in Italia, le pericolosissime "zanzare tigre", sono arrivate nel porto di Genova su una nave contenente dei copertoni di gomma proveniente dall’Asia, per poi propagarsi fino a Roma nel 1997.
Si riconosce per il colore nero spezzato da piccole strisce bianche. Le sue uova sono in grado di superare i rigori dei nostri inverni.
E’ più grande di quella che troviamo nel nostro paese, sarebbe anche più aggressiva, più forte, più insidiosa, infatti vola di notte ma anche di giorno. Prolifica in qualsiasi ristagno d’acqua, oltre che in bidoni umidi, in piccoli corsi d’acqua, nei copertoni abbandonati e sparsi negli angoli delle città.
Le sue uova deposte in autunno si schiudono, se sommerse d’acqua, alla fine d’aprile; ma possono resistere anche per mesi all’asciutto, fino a trovare le condizioni di umidità e di temperatura favorevoli alla schiusura delle uova.
Nei paesi di origine, tale insetto, noto col nome scientifico di Aedes albopictus è vettore di malattie virali come la "dengue", la terribile febbre emorragica che sta sviluppandosi in zone dell’Argentina. In Italia è un vettore potenziale di agenti patogeni per l’uomo.
Già il quotidiano "Il Messaggero" nell’anno 2.000 ne segnalava la presenza nellla provincia umbra di Terni, soprattutto nel territorio confinante con la regione Lazio.
Poi i quotidiani "Il Messaggero- ed.Umbria", "La Nazione -ed. Umbria" e "Il Corriere dell’Umbria" del 13 agosto 2002 riferivano che presso un’officina di Marsciano alcuni operai avevano individuato, in una specie di montagna di vecchi copertoni, complice l’acqua stagnante, la presenza di strani insetti dal mantello pezzato bianco-nero che pizzicavano soprattutto di giorno ,i quali furono poi individuati proprio come le tenutissime zanzare-tigre, conosciute col nome scientifico di "Aedes albopictus".
Nella zona venivano successivamente catturate, con uno speciale retino, almeno una quarantina di esemplari già adulti; da tale cattura si deduceva che tale nido era attivo già da una ventina di giorni quindi da quasi tre settimane.
Poi i quotidiani "Il Messaggero- ed.Umbria", "La Nazione -ed. Umbria" e "Il Corriere dell’Umbria" del 14 agosto 2002 riferivano che le zanzare-tigre avevano ancora colpito, questa volta si trattavano di ben tre persone: un imbianchino, una pensionata e una edicolante, e sempre nella cittadina di Marsciano, ma fuori dalla zona industriale. Il pronto soccorso di Marsciano fu impegnato a tranquillizzare molti cittadini.
Intanto la locale Usl n. 2 effettuava, prima la nebulizzazione di insetticida presso il nido di riproduzione e le aree limitrofe, poi lo spargimento di un prodotto larvicida distribuito nei tombini delle vie della zona industriale e del centro storico di Marsciano, allo scopo di limitare maggiormente l’estensione del focolaio, ed infine veniva ripetuta la disinfestazione con l’insetticida in tutta l’area industriale.
In seguito, "Il Corriere dell’Umbria" del 17.8.2002, riferiva che sulla questione della zanzara-tigre intervenivano le amministrazioni dei comuni di Marsciano e di Todi emettendo un’ordinanza con una serie di disposizioni, per cercare di limitare la prolificazione di detto insetto.
Inoltre, "Il Corriere dell’Umbria" del 21.8.2002 riferiva che a partire dalle ore 23 del 21 agosto fino alle ore 7 del 22 agosto veniva messo in atto un’accurata disinfestazione nei viali alberati e nelle aree verdi delle frazioni del Pantalla, in via Tiberina, vocabolo Pontaccio, del comune di Todi.
E ancora, "Il Messaggero – ed. Umbria" del 21.8.2002 riferiva che il giorno prima a San Sisto di Perugia un esemplare di zanzara-tigre veniva trovato vicino ad alcuni pneumatici, esemplare che si riuscì a catturare. Tale insetto veniva inoltre segnalato anche a Perugia città. Nel caso di San Sisto, la locale Usl non si è limitata a disinfestare i copertoni, ma li ha fatti anche triturare per avere la certezza della distruzione di eventuali uova secche lì depositate, le quali, con poche gocce d’acqua si schiudono, facendo uscire le larve. Le uova essiccate, nascoste soprattutto nei copertoni, possono resistere perfino oltre 250 giorni. Inoltre le uova di tale insetto – è bene ricordare che le le larve delle zanzare, che si sono evolute da animali marini – quando si bagnano, per esempio con l ‘ acqua piovana, si aprono, facendo nascere il luogo da dove parte l’infestazione.
In conclusione possiamo affermare che tale insetto si sta adattando alle caratteristiche del clima della regione Umbria e che, nonostante le molteplici disinfestazioni, non possiamo dire che su tale territorio la zanzara-tirgre non si stia diffondendo.
La lotta a tale insetto, dopo la stagione piovosa nel comprensorio, rischia quindi di rappresentare un problema per tutte le amministrazioni della zona che, pertanto si stanno attrezzando.
Un grosso potenziale focolaio interessa proprio Todi, le popolose frazioni di Ponterio e Pian di Porto dove, a fianco della superstrada E75, stazionano invariabilmente decine e decine di copertoni gettati alla rinfusa non si sa da chi.
Proprio prendendo atto dell’impossibilità di trovare, coi mezzi attuali, una soluzione all’annoso problema, il Sindaco Ruggiano si sarebbe deciso a varcare di nuovo l’oceano ed sarebbe giunto a Washington, attirato da una notizia pubblicata dalla stampa e con in tasca un bell’assegno in dollari americani.
Qui, nella capitale americana, una nuova tecnologia in grado di eliminare zanzare a colpi di laser e’ stata messa a punto in un laboratorio di ricerca .
L’hanno realizzata astrofisici, che ai tempi della Guerra Fredda erano impegnati a studiare sistemi di difesa migliori per proteggere gli Usa dall’eventuale attacco di missili sovietici.
Oggi quelle ricerche sono usate in un altro tipo di prevenzione: difendere l’uomo dalle zanzare ed a Todi, nell’impossibilità accertata di rimuovere l’indecoroso “allevamento”, nei copertoni, delle zanzare-tigre, restituire agli abitanti ed ai turisti la voglia di stazionare o solo passare nella zona.
Cresce in maniera pericolosa ed inaspettata l’epidemia di dengue che ha investito l’Argentina. Nel giro di poche ore l’allarme è cresciuto, giachhè i casi confermati di contagio sono più che raddoppiati, superando la cifra di 11.000 infettati. Dopo Buenos Aires, la ‘febbre spaccaossà ha colpito Tucuman e Corrientes. Sono quindi almeno sei, a questo punto, le province raggiunte dal virus. In queste ultime però, a differenza della capitale, si tratterebbe di focolai del virus sviluppati autonomamente e non ‘importatì da viaggiatori di ritorno dalle zone colpite in precedenza. L’epidemia è partita dalla Bolivia, dove i contagiati hanno superato i 50.000. Si è poi diffusa al Paraguay e all’Argentina, dove nelle prime settimane di febbraio si sono manifestati i primi casi in Salta e Jujuy (nord del paese). Il dengue è una malattia febbrile acuta tipica delle zone tropicali e subtropicali, il cui contagio si trasmette attraverso la puntura di un particolare tipo di zanzara, la aedes aegypti. Nella sua variante emorragica, come hanno tristemente dimostrato gli ultimi casi, può essere mortale. L’aumento della densità delle popolazioni urbane e le cattive condizioni di igene sono le principali cause di proliferazione della zanzara vettore. Proprio per questo motivo la diffusione del virus è molto più incisiva nei paesi sottosviluppati e il dengue può essere definito ‘la malattia dei poverì Ulteriore testimoniazionza del livello critico raggiunto dalla situazione viene dalla decisione, presa a Santiago del Cile, di intensificare i controlli alle frontiere con l’Argentina. Il Cile è stato dichiarato libero dal vettore del dengue nel 1961. Solo pochi giorni fa una donna aveva perso la vita nella località di Charata (El Chaco), nel nord del Paese. Subito dopo il vice ministro della salute, Juan Carlos Nadalich, era intervenuto sull’argomento, assicurando l’invio di maggiori fondi per arginare l’epidemia nelle province infettate. La presenza del contagio ha creato nelle regioni infette diverse situazioni di malumore, sfociate in alcuni casi in veri e propri pestaggi ai danni di esponenti del governo locale, considerati incapaci di fronteggiare l’emergenza.