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Viaggio a puntate tra coloro che hanno scelto il territorio tuderte quale loro "buen ritiro": primo incontro con l'imprenditore che sta spostando la sua base dalla capitale alla città più vivibile del pianeta
astarita

Todi, dopo l’exploit degli anni Novanta, all’indomani della notorietà internazionale legata allo slogan di “città ideale” (semplificazione giornalistica della “città sostenibile”, definizione accademica del professor Richard Levine dell’Università del Kentucky), ha continuato ad attrarre personaggi da tutto il mondo.

E’ forse venuta un po’ meno quella fama da Todishire, ma di uomini e donne affermate – nel campo dell’arte, dell’economia, della finanza, dello spettacolo – nel territorio tuderte se ne sono fermati tanti. Non ve ne è una compiuta percezione, con i vari tentativi di metterli a sistema quali “amici di Todi” naufragati uno dopo l’altro.

Alla base, probabilmente, anche la non volontà di molti di loro di lasciarsi coinvolgere nella vita della comunità locale, scelta per rilassarsi dai loro impegni professionali e dalla pressione delle città metropolitane. Non per tutti, però, è così. E allora ci siamo ripromessi di andarli a cercare noi di TamTam, per intervistarli e chiedergli i motivi della loro scelta e di un loro impegno a favore di Todi.

Tra i personaggi che, in tempi piuttosto recenti, si sono affacciati sul palcoscenico della città di Jacopone, c’è Raimondo Astarita, giornalista, imprenditore e manager, presente nella tolda di comando di importanti gruppi nazionali, con significative esperienze societarie, istituzionali e associative. Lo abbiamo incontrato nel suo buen ritiro di Romazzano, dove trascorre quasi tutti i fine settimana con la compagna Valentina.

Come è arrivato a Todi? Per quale motivo l’avete scelta? “Ci serviva un posto dove ‘rigenerarci’ dopo lo stress romano, il destino ci ha portato a Todi e nello spazio di poche ore abbiamo trovato ed acquistato un piccolo casale dove cerchiamo di allungare sempre di più i nostri fine settimana. C’è un energia positiva in questa zona”.

A differenza di altri non vi nascondete in casa ed anzi partecipate spesso alle iniziative tuderti: cosa vi spinge a farlo?Todi ci dato subito tantissimo. Le prime persone che abbiamo conosciuto hanno saputo coinvolgerci in manifestazioni interessanti che ci hanno portato a stare sempre più fuori casa. Io penso che in cambio della fortuna di usufruire di quella energia positiva di cui parlavo prima sia stato giusto dare qualcosa in cambio a Todi e ai Tuderti. Essere presenti, partecipare attivamente e concretamente alla realizzazione di alcuni progetti è stato il minimo che potevamo fare”.

Oltre a partecipare, molte iniziative (torneo di calcetto, cena in bianco….) sono state sponsorizzate da aziende a lei legate: perchè questa attenzione? “Credo nel recupero e nel potenziamento di alcuni valori che noi abitanti di una grande città come Roma abbiamo un po’ perso. Qui li ho ritrovati. I rapporti umani, il calore, l’affetto esistono ancora, soprattutto tra i giovani che sono il  futuro. Il rispetto per un nonno o comunque per una persona anziana qui lo avverti quotidianamente. Ritrovare la piazza come punto di incontro, di luogo dove scambiarsi idee, emozioni, entusiasmi – attraverso lo sport, la cultura ed altre iniziative – è stato semplicemente fantastico. Ho cercato di aiutare concretamente i cittadini a realizzarlo”.

Chi viene da fuori ha in genere la giusta distanza per vedere meglio le situazioni: quali sono i punti di forza e di debolezza della città? “Todi ha una straordinaria potenzialità. E’ conosciuta in tutto il mondo. C’è una rinascita della città da coltivare e sostenere coralmente. Servono ancora nuove iniziative. Deve aumentare la voglia di incontrarsi. Gli imprenditori più illuminati stanno pensando a come riconvertire alcune strutture per renderle fruibili alla collettività. Comincia a consolidarsi tra i giovani la consapevolezza che Todi ha bisogno di loro, delle loro energie per affrontare il futuro e non rimanere indietro nel programma di modernizzazione della società. Purtroppo resistono ancora antiche rivalità che rallentano l’attività politica, frenano lo sviluppo e non attraggono investimenti esterni. Bisogna andare oltre i partiti e “ripensare Todi insieme”. Maggioranza ed opposizione pronti a dialogare costruttivamente su progetti che darebbero un volto nuovo alla città. Penso ad esempio ad una cittadella dello sport a Ponte Naia con tutte le varie discipline sportive coordinate tra loro con una serie di servizi di medicina sportiva offerti alle famiglie per indirizzare i propri figli allo sport più appropriato. E’ un obiettivo a portata di mano”.

Con Todi c’è sempre il rischio di un altrettanto improvviso “disamoramento”…  “Difficile per me disamorarmi di Todi, ormai sono troppo coinvolto. Continuerò a interessarmi ai suoi programmi di sviluppo e per quanto mi sarà possibile cercherò di mettere sempre più a disposizione della collettività la mia esperienza di manager e di comunicatore. Non mi chiuderò in villa a fare feste come fanno quelli di Capalbio. Preferisco andare in piazza a confrontarmi e a dialogare con i cittadini di una Todi della cui straordinarie potenzialità tutti devono prendere consapevolezza”.

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