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La Regione ha approvato i provvedimenti che permetteranno la concessione di ulteriori contributi per ristrutturare le superfici vitate

Due milioni e 462 mila euro per ristrutturare e riconvertire i vigneti umbri, durante la “prima” campagna del periodo 2008/2009-2012/2013: la Giunta regionale dell’Umbria ha approvato, nell’ambito del programma nazionale di sostegno alla vitinicoltura, le “Disposizioni regionali”, emanate per cambiare nuovamente volto a questo comparto “pregiato” dell’agricoltura umbra, al fine di metterlo al passo con nuovi sistemi e tecnologie e, soprattutto, sempre più in linea con i mutamenti della domanda che proviene dal mercato.

I contributi per l’impianto di un vigneto potranno variare da un minimo di 8 mila ad un massimo di 9 mila euro ad ettaro. Quelli per il reimpianto avranno lo stesso valore, mentre il contributo per un sovrainnesto sarà di 3 mila euro e quello per la modifica della forma di allevamento e delle strutture di 2.500 euro per ettaro.
I costi di estirpazione saranno sostenuti con una cifra variabile da un minimo di 600 euro ad un massimo di mille euro/ettaro, mentre gli indennizzi per le perdite di reddito potranno variare dai 250 ai mille euro/ettaro sia nel caso di reimpianto che di sovrainnesto, con la differenza che nel primo caso la durata sarà di due anni, doppia rispetto al secondo.

La nuova misura di ristrutturazione dei vigneti (che utilizza, come la precedente, fondi comunitari) fa seguito ad una analoga che, nel periodo 2001/2008, ha avuto, si legge nella delibera della Giunta regionale, un’influenza positiva sulla vitinicoltura umbra che è migliorata, in generale, in qualità, ha visto la diminuzione dei costi di produzione (dovuta soprattutto alla meccanizzazione) e l’aumento delle zone e delle produzioni DOC e DOCG, passate dal 64% del 2001 all’odierno 74%.
Per quella prima campagna i produttori umbri ottennero contributi per 28,9milioni di euro, il 20% in più di quanto inizialmente previsto.

La viticoltura umbra continua a manifestare alcune “criticità”: una superficie media aziendale ancora “piccola”, inferiore all’ettaro, l’età vecchia dei vigneti, superiore a 20 anni, la ancora scarsa diffusione della meccanizzazione con conseguenti difficoltà di gestione e alti costi di produzione; tutti elementi che la nuova misura regionale tende, appunto, a ridurre o superare.

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