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Il Movimento fa sapere di essere pronto per la consultazione comunale ma spiega che continuerà a differenziarsi anche nel modo di fare campagna elettorale
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A Todi il Movimento 5 Stelle c’è, ha già pronta la sua lista e, al momento opportuno, “verrà fuori”. Lo fanno sapere i militanti tuderti rispondendo alla sollecitazione contenuta in un articolo di politica della “Voce di Todi”.
Il primo chiarimento è appunto sulla lista elettorale. “Per regolamento – scrivono – fino a quando una lista non è certificata dal Movimento, NON PUÒ rappresentare ufficialmente i 5 Stelle. Se lo facesse infrangerebbe lo Statuto e sarebbe soggetta alla “squalifica”. Quindi non possiamo uscire ufficialmente fino a quel giorno. La nostra lista però è pronta da tempo, ne siamo molto soddisfatti, e la presenteremo un minuto dopo aver avuto la certificazione”.
Cosa dovremmo fare, poi, si chiedono i Tuderti 5 Stelle? “Riempire la città di manifesti? O andare in giro a trafficare su accordi elettorali, sia per il primo che per il secondo turno? Lasciamolo fare agli altri, la gente non è stupida”, rispondono.

Chiarito lo stato dell’arte, il Movimento non le manda a dire e chiede di essere “giudicato anche con severità e puntigliosità, ma solo se chi lo fa usa onestà intellettuale e soprattutto lo stesso metro per tutti. Forse un aiutino a chi vorrà giudicarci potrà venire dal curriculum di chi si candiderà con noi. Se troverà tra noi qualcuno che “è stato messo” in un posto anziché esserselo guadagnato col lavoro, se troverà nostri assessori che hanno più tempo per stare al baretto che per guadagnarsi la vita, se troverà qualcuno che per tutta la vita ha fatto il muto o il baciapile, se troverà qualcuno che per creare lavoro inventa cooperative che se stessero sul mercato libero fallirebbero prima di cominciare, allora avrà diritto di giudicarci male. Altrimenti sono solo pregiudizi”.

“Fino a oggi – proseguono i 5 Stelle – abbiamo combattuto, con i mezzi che abbiamo, per dare voce a temi, proteste, posizioni, che normalmente il sistema di potere di Todi tiene sotto silenzio. In questi anni siamo usciti con comunicati, segnalazioni, denunce che prima che noi apparissimo sulla scena nessuno aveva osato fare. Abbiamo messo la faccia su temi scottanti (bandi di gara, Todifestival, assegnazioni ad personam, inquinamento ambientale) che un tempo erano riservati alle frecciate di Pasquino. Oggi invece la gente sa di poter contare su di noi (tanto è vero che le segnalazioni ci arrivano sia da sinistra che da destra). Questo è il messaggio che deve passare: siamo persone comuni, con tutti i difetti delle persone comuni, che non fanno né hanno mai fatto politica di mestiere, che hanno di che vivere con i propri mezzi e non mirano a farlo sulle spalle della collettività, che se vincono le elezioni manterranno la parola data, e se non le vincono non trameranno per sfasciare tutto”.

Il Movimento 5 Stelle spiega infine di star “facendo un lavoro lento e faticoso per cercare (e ce ne sono tante) persone che prima di tutto vogliono dire basta a protettori, santi, padrini. Per cominciare a pianificare lo sviluppo di Todi in modo partecipato (ma non a chiacchiere, come Rossini che si limita a dire “attenzione, arrivano 2 milioni da Perugia, allontanarsi dalla linea gialla”). Per risparmiare su spese inutili o, in periodo di crisi, non prioritarie (ma non a chiacchiere, come Rossini che dicono stia provando a scaricare i costi del Todifestival sul Piano di Sviluppo rurale, che dovrebbe invece essere riservato agli agricoltori). Per dare decoro e ordine alla città, facendola tornare a essere il gioiello per cui si fanno decine di migliaia di chilometri per vederlo (ma non a chiacchiere, come Rossini, che pensa che il parcheggio libero e selvaggio, anche a danno di chi ha un handicap, sia una nota di riformismo e non un volgare esempio di sciatteria e disordine). Per dare spazio alla cultura in tutte le sue manifestazioni, valorizzando le risorse locali, in modo tale da avere un cartellone di eventi, tra centro e frazioni, che riempia l’intero anno (ma non a chiacchiere, come Rossini, che pensa che accontentare singoli organizzatori di eventi sia la stessa cosa che pianificare un calendario condiviso)”.

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