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Partecipata riunione all'Hotel Tuder promossa dai coordinamenti locali di Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega Nord
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“Il 5 dicembre si giocherà un’altra partita. Intanto c’è da pensare ad adesso e lo si può fare soltanto votando no”. “Le ragioni del no” è il titolo del convegno organizzato venerdì sera a Todi dal Comitato per il no Forza Italia Todi, dal Comitato Basta Renzi e dai coordinamenti locali di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega Nord. Sul tavolo del dibattito l’appuntamento referendario del prossimo 4 dicembre e i contenuti della riforma costituzionale Renzi-Boschi, passata al setaccio dai relatori, il professor Annibale Marini, presidente emerito della Corte costituzionale e l’avvocato Domenico Benedetti Valentini, già vicepresidente della commissione Affari costituzionali di Camera e Senato, coordinati dagli avvocati Mauro Pennacchi e Antonio Aiello e dal consigliere comunale tuderte, Claudio Ranchicchio.

“Non abbiamo bisogno di una riforma che consenta al Parlamento di produrre più leggi – ha sottolineato tra l’altro il professor Marini – In Italia di leggi ce ne sono anche troppe, spesso incomprensibili. Avremmo invece bisogno di una riforma della giustizia, penale e civile, e della previdenza. E poi stiamo attenti agli annunci del nostro premier – ha avvertito – che parla di tagli ai costi della politica e risparmi per un miliardo di euro, poi corretto dal ministro Boschi che aggiusta il tiro a 500 milioni. I numeri veri ce li dice la ragioneria dello Stato e il taglio non supererà i 57 milioni di euro. Quando la ‘gita’ a Ventotene del presidente del consiglio insieme al presidente francese e al cancelliera Merkel è costata molto di più”.
Citando Piero Calamandrei, uno dei padri costituenti, Marini ha poi concluso che per una revisione “seria” della carta costituzionale “i banchi del Governo dovrebbero essere vuoti”. Esattamente il contrario rispetto a quanto è accaduto con la riforma oggetto del referendum, “approvata a colpi di maggioranza”.

“Ormai i cittadini esprimono il loro voto sulla base di emozioni, di sensazioni. Dal 5 dicembre avremo di fronte un altro discorso. Mandare a casa Renzi o meno è un passaggio successivo. Intanto dobbiamo entrare nel merito di questa riforma e spiegare ai cittadini perché, se vince il sì, mettiamo a rischio la possibilità di innovare con spirito democratico questo nostro Paese”. L’onorevole Benedetti Valentini rivolge perciò un appello al “mondo del centrodestra, politico e civico”, facendo leva sul concetto di “libertà”, costante identitaria dell’esperienza proprio del centrodestra unito, dalla Casa delle libertà al Popolo della libertà.

Ed entrando nel “merito” della riforma, Benedetti Valentini ha ricordato come questa “non tocca la Camera, che è quella che davvero non funziona”, lasciando intatto il numero dei deputati (630), ma stravolge il Senato, innescando una serie di paradossi. Primo fra i tanti che 74 nuovi senatori saranno individuati tra i consiglieri regionali dalle segreterie di partito, le stesse che indicheranno anche i 21 sindaci-senatori. Consegnando di fatto una maggioranza schiacciante al partito che dovesse incassare anche soltanto il 25% dei consensi alle urne. Un Senato nominato e non eletto, che avrà però – contrariamente a quanto si dice negli slogan – un ruolo decisivo nell’approvazione di leggi costituzionali, norme comunitarie e suddivisione di competenze tra Stato e Regioni.

Una riforma “complicata e pasticciata”, dicono dunque i relatori – tra i quali anche Fiammetta Modena, responsabile regionale dei Comitati per il no, e Luca Briziarelli, coordinatore dei comitati Basta Renzi – che rischia di diventare una vera e propria bomba contro il sistema democratico dell’Italia. E che dunque va disinnescata dentro le urne del 4 dicembre.

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