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Martedi’ 12 gennaio un giovane lavoratore immigrato di 31 anni e’ morto a Castiglione delle Valle nel comune di Marsciano. In un territorio, tra l’altro, che appena pochi mesi fa avevamo segnalato tra quelli a forte rischio vista la crescita progressiva del ricorso al lavoro nero e irregolare, in particolare nel settore agricolo. Un ennesimo fatto tragico che riapre il capitolo delle morti bianche nella nostra regione e che speriamo non debba essere il primo di una lunga serie di lutti anche in questo 2016.
Ma la realta’ nuda e cruda e i dati presentati dall’osservatorio indipendente di Bologna sulle morti sul lavoro, curato da Carlo Solicelli, ci costringono purtroppo ad essere pessimisti.
Infatti i numeri ci dicono che, nonostante la diminuzione dell’attivita’ produttiva dovuta alla crisi economica, nel 2015, le vittime in Italia sono stati 678 contro i 661 del 2014, con un aumento quindi di oltre il 6%.  Molto pesante anche la situazione dell’Umbria che nell’arco del 2015 ha visto purtroppo 14 decessi sul lavoro, di cui 11 nella provincia di Perugia e 3 nella provincia di Terni. Se poi teniamo conto dei morti in itinere e degli incidenti su strada, sei dei quali sono imputabili anche a cause di lavoro, nella regione si sale addirittura a quota 28.
In questa lugubre graduatoria l’Umbria continua a detenere un triste primato, seconda solo al Molise, con un indice di infortuni mortali pari a 61,4% contro una media nazionale di 35,1%. Va fatta inoltre una seria riflessione sul fatto che le morti bianche costituiscono il 2,8% dell’intero dato nazionale rispetto ad una popolazione che numericamente rappresenta solo l’1,4% del totale.
A chi agita tutti i giorni la bandiera dell’intolleranza e del razzismo ricordiamo che i lavoratori migranti, come è successo a Castiglione della Valle, risultano quasi più colpiti dei nostri connazionali. Infatti in Umbria gli incidenti mortali sul lavoro riguardano i lavoratori extra comunitari nel 43,5% dei casi.
Come uscirne? Sicuramente ridando valore e diritti al lavoro che non puo’ assolutamente essere considerato una merce.
Da questo punto di vista e’ indubbio che anche l’introduzione del Jobs act ha introdotto elementi ulteriori di indebolimento della dignità e quindi delle tutele del lavoratore. E necessario e urgente inoltre rilanciare tutti gli interventi di prevenzione disponibili perchè non è accettabile che nel 2016, in un Paese normale,  si debba ancora morire di e per il lavoro.
La sicurezza nei luoghi di lavoro quindi deve essere messa a tutti i livelli tra le priorità dell’agenda politica ed istituzionale al fine di far crescere ulteriormente buone pratiche, informazione e cultura della prevenzione, il rispetto delle norme antinfortunistiche ed il potenziamento del sistema dei controlli.
In sostanza bisogna mettere in pratica principi antichi ma sempre attuali che sono spesso rimasti solo sulla carta.
Ricordiamo infatti che la dichiarazione di Filadelfia del 10 maggio 1944 adottata ad unanimita’ dall’organizzazione internazionale del lavoro (ILO), agenzia dell’ ONU, ha proclamato nel suo art. 1 che “il lavoro non e’ una merce” e nell’art. 2  che “una pace durevole non puo’ che essere stabilita sulla base della giustizia sociale”.
La sicurezza nei luoghi di lavoro quindi deve essere messa a tutti i livelli tra le priorità dell’agenda politica ed istituzionale al fine di far crescere ulteriormente buone pratiche, informazione e cultura della prevenzione, il rispetto delle norme antinfortunistiche ed il potenziamento del sistema dei controlli.
Questa è l’unica vera “modernità” che possiamo accettare.

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