Condividi su facebook
Condividi su twitter

Complimenti a ILTAMTAM che con l’intervista ai due imprenditori interessati a ottenere la variante al PRG ci ha regalato un vero scoop, arrivando per primo alla fonte da cui si sarebbero dovuti abbeverare coloro (o colui) che, nell’ambito dell’Amministrazione comunale, stanno conducendo questo percorso che sembra più una crociata che una semplice pratica edilizia.
Se questi Amministratori avessero fatto le stesse domande, ora le cose sarebbero più chiare. E i Consiglieri tutti avrebbero avuto elementi su cui basare la propria scelta e il proprio voto pro o contro.
Si è preferito  invece alludere, sottintendere, ipotizzare, lasciare nel vago. Come a dire: io mi occupo di tutto, non disturbate il manovratore. Poi voterete come dico io.
Leggendo l’intervista però scopriamo quanto è vero l’aforisma  di Oscar Wilde “non esistono domande imbarazzanti, esistono risposte imbarazzanti”.
E sì, perché leggendo le risposte degli intervistati avrete sicuramente tutti notato che questi imprenditori sono solo i proprietari dei terreni, e faranno delle costruzioni, all’interno delle quali dicono che ” ..pensiamo all’insediamento di operatori del settore faidate e articoli sportivi..”.
Quindi gli interlocutori vogliono una variante non per realizzare direttamente le attività commerciali, ma per trovare successivamente degli operatori. Si tratta di un puro e semplice investimento immobiliare.
Ma allora a questo tavolo giochiamo col morto: chi garantisce che una volta costruiti i capannoni, si troveranno effettivamente questi ipotetici operatori? E se non si trovassero, che fine farebbero i capannoni?
Uno dei due imprenditori fa il costruttore, quindi sulla gestione futura delle attività commerciali non può dire nulla. Il suo ruolo è costruire per poi vendere o affittare, e basta.
L’altro rappresenta una grande realtà, un’impresa seria, affidabile. Che fa grandi numeri e sa fare impresa.
E’ a lui che bisognerebbe fare un altro paio di domande.
1) Avete dei protocolli d’intesa o almeno delle lettere d’intenti  con gli operatori che immaginate di portare a Todi?
2) E’ disposto a farci leggere la relazione al piano di investimento che sicuramente sarà passata al vaglio del CDA della sua Azienda? In particolare la parte riguardante  il modo e i tempi in cui la sua Azienda prevede di trarre profitto  dall’investimento?
Forse anche un’ultima domanda andrebbe fatta: scusi, Dr. Paola, lei proverebbe mai a portare nel suo CDA un progetto in cui si afferma “potranno lavorare SICURAMENTE 30/40 persone” senza fornire dati e cifre frutto di un’attenta analisi? Guardi che in un CDA l’avverbio SICURAMENTE è pesantissimo.
E dovrebbe esserlo ancora di più per un Consiglio comunale.
Infine parliamo di termini di scadenza.
Quando un  progetto è serio non sono certo poche settimane di approfondimento a inficiarne la validità. Anzi, dato che gli approfondimenti servono a creare un clima più sereno, un breve rinvio dovrebbe essere gradito a tutti.
Se invece il tono fosse da ultimatum, si complicherebbero un po’ le cose. Perché di solito l’ultimatum lo fa chi ritiene di essere più forte. E allora, secondo noi, il vero ultimatum lo dovrebbe fare il Comune, che rappresenta interessi più generali di quelli di una società commerciale. O ci presentate un piano in cui sono definiti tutti i dettagli di qui a 5 anni, con ruoli operativi e impegni vincolanti, oppure sarà il Comune a “prendere in considerazione ipotesi alternative”.

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter