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Il dibattito sviluppatosi sulla manovra fiscale approvata ieri dal Consiglio regionale ha messo in luce una realtà drammatica dell’Umbria sotto il profilo economico e sociale.

Oltre la metà della popolazione non produce alcun reddito e l’altra metà è costituita per oltre il 90% da pensionati e lavoratori dipendenti mentre i lavoratori autonomi ne occupano la parte marginale. Tra coloro che producono un reddito la quasi totalità denuncia cifre al di sotto della media nazionale e lontanissima dalla media europea.

Una situazione aggravata dal sostanziale immobilismo della ex giunta Tesei che adesso dovrà essere affrontata nella nuova stagione politica dl centrosinistra che governa la regione dove Italia Viva si colloca a sostegno della giunta Proietti.

Tuttavia Italia Viva ha le idee chiare circa le ricette da adottare in primo luogo sulla sostenibilità nella rincorsa al welfare che non può esaurirsi attraverso l’esasperazione del prelievo fiscale verso i settori produttivi e del lavoro. Nelle condizioni in cui ci troviamo equivale a distruggere il volano della crescita.

Occorre rimodulare gli interventi da mettere in campo con un occhio alla condizione reale delle famiglie del cosiddetto ceto medio i cui redditi dichiarati non corrispondono esattamente ai redditi disponibili falcidiati come sono dal prelievo fiscale nonché dalla ridicola ghigliottina dell’ISEE per accedere a quella miriade di bonus messi in campo in questi anni per mitigare la crisi. ( asili, trasporto scolastico, mense, badanti, mobili, ticket sanitari, bollette energetiche … ). Non si può arrivare al paradosso che la somma degli sgravi, dei bonus e delle mancate rivalutazioni a cui non si ha accesso rendano conveniente guadagnare di meno per accedere agli stessi servizi.

Demografia, Attrattività, Sanità sono i tre cardini sui quali Italia Viva chiede un balzo in avanti per l’Umbria concentrando le risorse e tagliando ogni spreco.

Convinti come siamo che amministrare una regione o anche un piccolo comune non è come scrivere su un foglio bianco le cose migliori da fare, è, per lo più scegliere tra quelle possibili perché per quanto alte e ambiziose siano le aspettative di una comunità locale è soltanto la loro sostenibilità finanziaria a renderle reali.

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