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Buco sanitario si…buco sanitario no ; partiamo da quanto pubblicato poche settimane fa da “quifinanza.it” con le pagelle delle Regioni in fatto di spesa sanitaria. Qui l’Umbria risulta tra le nove Regioni in Italia con una sanità funzionante e con un esito economico positivo, quindi non sottoposte a piano di rientro e tanto meno a forme di commissariamento.

Dall’altra parte la società di revisione esterna, chiamata dall’attuale giunta a verificare lo stato dei conti della sanità regionale, certifica un deficit di milioni di euro. Questo ed anche i possibili tagli del governo per il prossimo triennio ha portato la giunta a deliberare, per la prima volta dopo 20 anni ed in modo superficiale e poco meditato, un consistente aumento delle entrate fiscali che inciderà profondamente nell’economia del ceto medio basso e della piccola media impresa della nostra regione.

Nello scontro fra governo ed opposizione regionale ciò che vede e comprende la cittadinanza umbra è che le liste di attesa si allungano invece di essere eliminate come promesso, ed in arrivo una grossa stangata fiscale.

Ciò che manca nella manovra annunciata di oggi, lacrime e sangue, e quello che è anche mancato negli anni precedenti è a mio avviso la riqualificazione della spesa e la riorganizzazione del sistema sanitario.

Il buco di bilancio che negli anni si è formato, non solo negli ultimi cinque, e quindi le tasse, sono la conseguenza dell’incapacità di riformare il sistema nel suo complesso dovuto all’assenza cronica di quel coraggio necessario ad affrontare le riforme che occorrono alla nostra regione. Certamente l’Umbria non è sola da questo punto di vista; altre regioni governate sia dal centro sinistra che da centro destra si trovano nella stessa situazione.

Se non si ha il coraggio di metter mano ai tagli delle spese inutili e fare le riforme che occorrono, la conseguenza prima o poi consiste nell’aumentare le tasse.

Interessanti sono state le parole dell’ex Presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini; ricordo a tutti rinviata a giudizio nel luglio 2024 per Sanitopoli insieme al Segretario Pd ed altri; parole con le quali esprime la sua contrarietà alla manovra dell’attuale Giunta della Presidente Proietti, che aumenta di non poco il peso fiscale sui cittadini; anche i Sindacati si lamentano di non essere stati interpellati. La politica vera non guarda agli interessi di parte ma a quella dei cittadini.

Così scrive nella sua pagina fb Catiuscia Marini: “Quando si fa una manovra correttiva di vasta portata generale non bisogna mai dimenticare questi dati ed avere presente le famiglie, i pensionati ed i lavoratori soprattutto in un Paese diseguale e ad alta evasione fiscale come l’Italia… non bisogna dimenticare poi la composizione sociale degli umbri, le fasce sociali più deboli, i ceti popolari ….”

Queste parole sembrano fare in parte il paio con alcune dichiarazioni dell’ex assessore alla sanità Coletto, il quale ha rimproverato i suoi ex amici di giunta di non averlo voluto seguire nella sua strategia per tenere in equilibrio i conti che lui stesso ha definito critici fin dal 2017, ai tempi cioè della presidente Marini; l’ex assessore sostiene anche che l’Umbria è troppo piccola per sostenere i costi di due aziende ospedaliere, due aziende sanitarie locali e ben 17 ospedali.

La domanda che però ora mi pongo è perché nel 2020 la giunta Tesei che ha approvato, come da prassi visto che subentrava, il bilancio del 2019 dell’allora governo della Marini, non ha messo in luce subito ed in chiara evidenza le criticità dei conti che già erano evidenti? O riteneva tutto regolare?

Giuste le critiche alle decisioni dell’attuale giunta che, considerando la sua composizione, erano purtroppo prevedibili. Non mi sembrano in grado di gestire situazioni così importanti e delicate visto anche che si sono presentati alle elezioni con una squadra composta da tutto ed il contrario di tutto e con promesse mirabolanti, proprio per questo però dispiace, ed andrebbe riconosciuto, che il centro destra alcune cose le ha sbagliate; alcune scelte e l’incapacità di comunicare e di stare in mezzo ai cittadini e poca capacità di rapportarsi e fare sintesi concreta fra alleati ha portato a perdere gran parte di ciò che finalmente in Umbria si era riusciti a conquistare. Prima il comune di Terni, poi quello di Perugia ed infine la regione.

Di norma quando si perde si riflette e quando necessario si cambia.

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