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Presentati i risultati degli studi portati avanti dopo la scoperta del 2022 ad opera del Gruppo Speleologico di Todi
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C’è la “mano” del Gruppo Speleologico di Todi nell’iniziativa che, sabato 15 marzo, ha visto presentare ad Orvieto i tesori della grotta dei Conoidi a Parrano. Una grotta, rimasta sigillata per migliaia di anni e scoperta nel 2022 proprio dal Gruppo Speleologico tuderte. Allo stato attuale delle ricerche presenta uno sviluppo planimetrico di oltre mezzo chilometro con andamento labirintico, nella quale vi sono cunicoli angusti e strettoie al limite della percorribilità, ma anche grandi sale con altezze che sfiorano i 20 metri, ricche di concrezioni calcitiche.

Le nuove scoperte e le prospettive che le stesse aprono sono state presentate nel corso di una conferenza nel corso della quale è stato tracciato il punto sulle ricerche, gli scavi realizzati con fondi messi a disposizione dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, e i nuovi dati del giacimento archeologico dell’alto Orvietano. A farlo sono stati Federico Spiganti (Università degli Studi di Ferrara) del Gruppo Speleologico Todi, Felice Larocca (Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” – Centro di ricerca speleo-archeologica “Enzo dei Medici”) e Luca Pulcinelli (Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria).

La grotta non era abitata, ma frequentata già da prima dell’Età del Bronzo. Lo hanno rivelato una serie di indagini condotte in laboratorio sui resti di anse e recipienti in terracotta, ceramiche rozze con all’interno tracce di combustione. Le indagini, alle battute iniziali ma destinate a proseguire vista la rilevanza storico-scientifica, hanno palesato essenze vegetali atipiche: aromatiche, con funzione olfattiva, e tracce di piante con fiori e frutti appariscenti, con funzione più visiva. Quanto ai frammenti ossei umani, la mandibola analizzata sembra appartenere ad una 18enne vissuta 3.300 anni fa.

All’interno della cavità è possibile osservare vari scivoli di detriti, i cosiddetti “conoidi”, che si sono formati a causa dell’infiltrazione di acqua e sedimenti dalla superficie all’interno del sottosuolo attraverso fratture nella roccia. Gli “arrivi d’aria” nella cosiddetta sala del bivacco, invece, lasciano ipotizzare una continuazione della superficie complessiva.
Alla presenza del sindaco di Orvieto, Roberta Tardani, di Parrano Valentino Filippetti, di Maria Antonietta Mazzei, alla guida dell’Associazione palazzo Bisenzi e di Giuseppe Maria Della Fina, vicepresidente della Fondazione per il Museo Claudio Faina, sono state esposte al pubblico la Venere Verde, statuetta risalente al Paleolitico Superiore, due relazioni di Umberto Calzoni sui primi scavi alle Tane del Diavolo e le sculture di Arya Baglioni.

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