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Conferenza a Todi sulla storia della liberazione e della proclamazione della prima Zona libera Umbro Sabino Marchigiana
semi di liberta

“Semi di libertà”, la storia della liberazione e della proclamazione, nel 1944, della prima Zona Libera in Italia, è stata riproposta nel corso di una conferenza organizzata a Todi, presso il Centro di aggregazione verde del Quartiere Europa dall’Auser Umbria, dal Sindacato Pensionati della Cgil della Media Valle del Tevere e dall’Anpi locale.

La zona interessata dalla vicenda, estesa per circa 1.000 kmq, era quella del territorio al confine fra Umbria, Marche e Lazio con sede a Cascia. Una fascia prevalentemente montuosa e per questo poco accessibile e controllabile da parte dell’esercito di occupazione tedesco e delle autorità repubblichine.

L’iniziativa, di fronte a un pubblico numeroso e molto interessato al tema, è stata coordinata da Tancredi Marini cui sono seguiti gli interventi del Presidente dell’Auser Manlio Mariotti, del Segretario dello SPI Cgil, Giuseppe Giansanti e della Presidente della sezione Anpi di Todi, Camilla Todini. La relazione storica è stata tenuta da Giuliano Granocchia. 

In varie parti d’Italia, ha ricordato Granocchia, fra il 1943 e il 1945, le formazioni partigiane riuscirono a costituire per alcuni periodi delle “Repubbliche partigiane” o delle “Zone libere” prima ancora dell’arrivo degli Alleati angloamericani, ma quella del Territorio libero di Cascia costituisce di fatto il primo esperimento in assoluto di autogoverno attuato da partigiani, seppure durato per pochi mesi: dal settembre-ottobre 1943 all’aprile 1944, quando fu stroncata dalla reazione nazifascista che fece almeno 120-130 morti e numerose deportazioni.

In questo breve lasso di tempo il controllo militare, politico e amministrativo del territorio da parte della formazione partigiana della brigata garibaldina “Antonio Gramsci”, è testimoniata dal pieno controllo di Cascia, dalla gestione dell’ospedale civile, di un posto di accoglienza e ristoro per gli ex prigionieri di guerra angloamericani, di un campo di addestramento per le nuove reclute partigiane, dalla  distribuzione di viveri alla popolazione, dalla fissazione di prezzi, dall’organizzazione di un tribunale militare e di un mercato, dall’istituzione di un comitato di assistenza delle donne e dall’organizzazione della stampa e della propaganda. 

La brigata partigiana, che installò il proprio comando presso l’Albergo Italia di Cascia, era formata per lo più da operai (molti provenivano dalle acciaierie di Terni) e da contadini del ternano cui si affiancarono partigiani stranieri, soprattutto jugoslavi, sfuggiti dai luoghi di prigionia dell’Italia centrale, che possedevano notevoli capacità militari e di guerriglia pregresse e conoscevano il nemico per averlo già combattuto in patria.

Le vicende della Zona libera di Cascia, come è stato ricordato nella conferenza, non sono entrate se non marginalmente nei libri di storia, neppure in quelli dedicati alla Resistenza, come invece avrebbero meritato. Solo nel 1975, a Norcia e Cascia, all’interno delle celebrazioni del trentennale, fu organizzata una Tavola Rotonda cui parteciparono numerosi protagonisti, anche jugoslavi, dei fatti dell’epoca e gli interventi dei relatori furono verbalizzati e pubblicati in un volume. Grazie anche a questa documentazione è oggi possibile ricostruire la storia e una mappa delle varie “Repubbliche partigiane”, sorte per iniziativa di persone provenienti dal popolo e desiderose, anche a prezzo della propria vita, di riconsegnare alle future generazioni un’Italia libera e democratica. 

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