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A trattare l’argomento Roberto Cerquaglia, giornalista e appassionato storico locale, ricostruendo le vicende dell’epoca della realizzazione e al mancato percorso Umbro Sabino
cerquaglia autostrada del sole

Bel pomeriggio quello trascorso mercoledì 29 gennaio scorso presso la Sala Consiliare del Comune di Monte Castello di Vibio, per assistere alla lezione tenuta da Roberto Cerquaglia, giornalista e appassionato storico locale, incentrata sull’Autostrada del Sole nell’ambito degli incontri programmati dall’Unitre locale. 

L’occasione è stata propizia per ripercorrere la storia dell’Autostrada del Sole – la prima grande arteria in Italia – (a sessant’anni dalla sua inaugurazione avvenuta il 4 ottobre 1964) e in particolare, soffermarsi sulle vicende legate al mancato percorso Umbro Sabino, che sarebbe dovuto passare all’interno dell’Umbria e non sul confine con Toscana e Lazio. 

Il percorso proposto alla fine degli anni Cinquanta dagli umbri prevedeva un tracciato che, entrando all’altezza della sponda sud del lago Trasimeno, giungesse in Val Nestore per poi proseguire verso la Media Valle del Tevere, toccando i comuni di Marsciano, Fratta Todina, Monte Castello di Vibio, Todi, Terni per poi spingersi verso il reatino e giungere nei pressi di Roma Nord dove si sarebbe ricongiunta con il troncone Napoli – Roma.  

Alcuni residenti più anziani di Fratta Todina e Monte Castello ricordano ancora che, allo scopo, i loro terreni erano già stati “picchettati” con la scritta: “Autostrada del Sole”. 

Cerquaglia, durante la sua esposizione, ha ricordato che, secondo i proponenti, la variante Umbro Sabina rispondeva maggiormente a ragioni di ordine geografico, storico, economico,  e turistico. Ci furono almeno sei anni di interminabili discussioni sui territori e in Parlamento fra tutte le forze politiche e sociali. L’onorevole Giuseppe Ermini (D.C.) pronunciò in favore della causa un appassionato discorso alla Camera nel 1958 ritenendo che il tracciato umbro sabino meglio rispondesse alle esigenze di vita delle popolazioni attraversate. Nella risposta, piuttosto vaga, del Ministro dei Lavori Pubblici, Giuseppe Togni, non venne chiusa subito la porta alle legittime aspirazioni della popolazione umbra facendo intendere che sarebbero state valutate seppure “allo scopo di comporle ed armonizzarle al massimo possibile ….. nel superiore interesse della collettività e dei motivi che hanno ispirato l’opera stessa”: un modo come un altro per prendere tempo e non scontentare nessuno.

In assenza della regione (la loro istituzione avvenne solo nel 1970) anche i consigli comunali presero posizione. Nella primavera del 1958, ad esempio, a Monte Castello di Vibio (il sindaco era il socialista Teodoro Coletti a capo di una maggioranza di sinistra) venne portato in discussione in consiglio comunale un ordine del giorno “Affinché l’Autostrada del Sole venga costruita nel tratto Umbro-Sabino”.

A Perugia venne costituito un agguerrito comitato per sostenere le ragioni del tracciato umbro sabino e, nel 1961, furono organizzati uno sciopero generale, varie manifestazioni, parate e cortei di automobili e camion. E non mancarono neppure le polemiche interne, con accuse di strumentalizzazioni della vicenda, fra i soggetti politici e sindacali coinvolti.

Il giorno dopo lo sciopero, comunque, un documento che chiedeva il tracciato auspicato fu inutilmente consegnato all’allora ministro dei Lavori Pubblici, Benigno Zaccagnini. Ma non se ne fece nulla e l’autostrada seguì il percorso tracciato fin dall’inizio, ovvero per la Val di Chiana, Orvieto e Orte trascurando del tutto le esigenze di sviluppo dell’Umbria.

Alla lezione è seguito un dibattito molto partecipato, che ha permesso di approfondire i temi trattati, sempre attuali, che grazie all’Unitre permettono di implementare il proprio bagaglio di conoscenze e di esperienze.

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