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Destatisi dal torpore che li ha afflitti per più di due anni, cosa fanno i Consiglieri Comunali tuderti della destra? Si risvegliano di botto dal cronico silenzio – interrotto in questo biennio solo dalla smania di adulare a suon di applausi e cori il proprio “conducător” Antonino Ruggiano (“È un santo! È un apostolo!”) – e, con uno scatto felino degno del miglior Inzaghi sotto porta, richiedono apposita convocazione consiliare per discutere – udite udite! – del proprio odg che esprime sdegno nei confronti dell’onoreficenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana concessa nel lontano 1969 al Maresciallo Tito, allora Presidente della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.

Con una situazione internazionale prossima al collasso, in cui si inserisce un contesto economico-sociale più che problematico che – dall’inflazione all’implodere della sanità pubblica passando per i bassi salari – incide sulla carne viva delle persone, i Consiglieri Comunali della destra, complice un Presidente del Consiglio Comunale che ha appoggiato ogni loro tentativo di non convocare  discussioni trasparenti ed aperte alla cittadinanza sui due temi fondamentali della città come l’inceneritore ed il futuro dell’Ospedale della Media Valle del Tevere, non trovano di meglio da fare che richiedere una seduta consiliare affinché il Comune di Todi manifesti il proprio sdegno su questa onoreficenza concessa decenni fa al Maresciallo Tito, appoggiando il relativo tentativo legislativo di modificare la disciplina regolante le onoreficenze quirinalizie per far sì che esse possano essere revocate post-mortem.

Rimanendo, però, sempre sulla superficie delle cose  e preferendo gli slogan all’approfondimento, i Consiglieri Comunali della destra si sono dimenticati di un dato fondamentale: la proposta di legge targata Fratelli d’Italia che voleva modificare detta disciplina è finita su un binario già da qualche mese in Commissione Affari Costituzionali dopo che la Presidenza del Quirinale ha chiarito con dovizia di argomentazioni logiche e giuridiche che le onoreficenze decadono quando il beneficiato passa a miglior vita, non essendo, quindi, possibile alcuna revoca post-mortem.

Tanta, però, è la smania di strumentalizzare la questione delle foibe in campagna elettorale che tutto fa brodo. D’altronde, una lettura totalmente decontestualizzata dell’atroce crimine delle foibe – che una certa storiografia e una parte della sinistra hanno negato per decenni compiendo un tragico errore – è da anni un cavallo di battaglia della destra per legittimarsi, essendo stata fuori dal patto costituzionale che regge la nostra Repubblica ed avendo ancora difficoltà a definirsi antifascista.

La Storia è un qualcosa di molto complesso e da maneggiare con cura, visto che le foibe hanno seguito un ventennio di persecuzioni verso le popolazioni slave da parte del regime fascista. Persecuzioni fatte di un’italianizzazione forzata di quelle zone, di fucilazioni di irredentisti slavi da parte del Tribunale Speciale e di internamento delle popolazioni slovena in veri e propri campi di concentramento. Ricordare ciò non vuol dire sminuire le foibe, anzi, ma, come disse il Presidente Mattarella davanti alla foiba di Basovizza tenendo per mano il Presidente sloveno Pahor, “la storia non si cancella, possiamo coltivarla con rancore, oppure farne patrimonio comune nel ricordo”. Ecco, è di gran lunga preferibile questa seconda strada.

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