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Chi è contro l’autonomia differenziata non l’ha letta o non l’ha capita e nel caso del Partito Democratico tuderte è difficile dire quale delle due. Una cosa la sappiamo: per la sinistra è iniziata la campagna elettorale e ogni scusa è buona per buttarla in caciara, anche se per fare polemica è necessario raccontare bugie e gettare fumo negli occhi dei cittadini. A intervenire è la referente Lega Todi, Claudia Orsini. 

Ricordiamo alla sinistra che noi abbiamo applicato ciò che era già previsto in Costituzione grazie ad una legge voluta da D’Alema. La stessa riforma sull’autonomia differenziata è stata promossa convintamente nel corso degli anni anche dalla sinistra, non solo con le pre-intese di Bonaccini e Gentiloni nel 2018, ma addirittura con la riforma del Titolo V del 2001.

Anche il Movimento 5 Stelle, vedeva nell’autonomia una delle ‘stelle polari’ del suo programma di governo, ed era inserita al punto 20 dell’accordo nel Conte 1. Il referendum per il quale si preparano a raccogliere le firme a Todi è utile solo a spaccare l’Italia e a mettere il nord contro il sud, senza avere una motivazione valida se non quella dettata dalla speculazione politica che si sta facendo per mera visibilità. La legge voluta dalla Lega, per la prima volta nella storia del nostro Paese, consente alle Regioni di trattenere il gettito fiscale e agire in autonomia per garantire servizi sempre migliori ai cittadini e per valorizzare le proprie eccellenze, nel segno della responsabilità e della trasparenza.

Autonomia significa più poteri ai territori e quindi maggiori strumenti a disposizione delle Regioni che potranno agire in base alle rispettive esigenze e peculiarità, per correre sempre più veloce verso uno sviluppo economico, sociale e culturale. Il cambiamento promosso dalla Lega renderà più moderno il Paese, garantirà più servizi e, inoltre, cosa non secondaria, i cittadini avranno modo di valutare con ancora più evidenza l’operato di chi li governa, per effetto della responsabilizzazione nella spesa del denaro pubblico. È probabile che sia proprio questo elemento a spaventare il Partito Democratico.

Tra buchi di bilancio storici, debiti accumulati nei vari comuni governati in passato e in ogni ambito regionale, dalla sanità ai trasporti, gli esponenti della sinistra hanno paura di misurarsi con il giudizio dei cittadini e di rendere trasparenti le modalità di gestione dei soldi pubblici. Il referendum richiesto dal PD di Todi avrà l’unico effetto di dividere il Paese tra chi crede alle menzogne di un campo largo già in campagna elettorale e chi vede questa riforma come una straordinaria occasione di crescita.

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