Il Ministero della Cultura, nonostante il 30 giugno sia scaduti i termini per la candidatura, non ha ancora reso noto l’elenco delle città candidate a capitale italiana dell’arte contemporanea 2026. Si tratta di un titolo prestigioso, perché sarà la prima volta.
Le città hanno tutte tenuti riservatissimi i loro progetti, come imposto peraltro dal bando, ma almeno la notizia della presentazione dei dossier è stata data non solo da Todi, che rappresenterà l’Umbria, ma anche da altre realtà italiane.
Tra quelle di cui è nota la partecipazione c’è Gallarate, in Lombardia, che ha tanti elementi da giocare: il Premio Città di Gallarate, il Maga, il Conservatorio statizzato ma anche una più ampia tradizione cittadina, dai teatri all’altro museo (la Studi Patri), ai segni del contemporaneo nel tessuto urbano. Nella stessa regione si è candidata anche Vigevano, che prova a smarcarsi da una certa immagine legata da un lato all’eredità medievale e rinascimentale.
C’è poi Carrara, in Toscana, città storica ma anche sede di un’accademia, di una scuola di scultura che si muove in continuità con una tradizione alimentata dalle cave di marmo che esportano in tutto il mondo. Altro nome quello di Pescara, città che è sede di due musei (Imago Museum e museo del fumetto Clap) e dei Premi Flaiano e ha una certa vocazione alla sperimentazione in vari ambiti, dalle arti visive alla scrittura, dal cinema alla musica, anche con un’apertura verso le sottoculture.
Scendendo al Sud si incrocia l’aspirazione di Catanzaro, che può vantare un museo d’arte contemporanea (il Marca, museo d’arte Catanzaro) che ha generato anche il Parco Internazionale della Scultura, inserito nel Parco della Biodiversità mediterranea, che è una delle istituzioni che partecipano al progetto, insieme con l’Accademia di Belle Arti, il Conservatorio Tchaikovsky, la Fondazione “Mimmo Rotella”, il Museo diffuso di Arte Contemporanea (Mudiac), il festival Altrove.
Altro nome importante, se si parla di contemporaneo, è quello di Gibellina, in Sicilia con il famoso Cretto di Alberto Burri e la città moderna, nata dopo il sisma del 1968, presentata come una sperimentazione di dialogo tra urbanistica e arte contemporanea.
Altra città siciliana candidata è Catania, città che può contare su una Galleria d’Arte Moderna e su un museo del contemporaneo, il MacS, oltre che sugli echi della fase di grande sperimentazione e produzione artistica che furono gli anni Novanta, dalla musica alle arti visive.
Per avere l’elenco completo bisognerà attendere la comunicazione ufficiale del Ministro Sangiuliano, che ha presentazione l’iniziativa come un’azione per valorizzare il contemporaneo e «accendere un faro sulle città capaci di fare della creatività il cardine del proprio sviluppo», con l’obbiettivo di riconoscere il ruolo «della creatività, dell’innovazione, della sperimentazione quale spinta propulsiva che muove i passi dei nostri artisti e ispira i talenti più giovani».
Da sottolineare come il bando avesse indicato nelle piccole e medie città quelle da privilegiare nella selezione, escludendo quindi i grandi centri urbani.
Il fatto che Todi – come ha tenuto a sottolineare il Sindaco Antonino Ruggiano – avesse iniziato a lavorare ad un dossier di candidatura a capitale della cultura incentrato proprio sull’arte contemporanea, potrebbe risultare alla fine un vantaggio di non poco conto.
Entro il 15 settembre il Ministero definirà la cinquina finalista, poi nelle settimane successive ed entro il 14 ottobre ci sarà l’audizione a Roma dei cinque finalisti ed entro il 30 di ottobre si arriverà a “svelare” la prima Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea.